Siamo agli arresti domiciliari

D’accordo il titolo di questo articolo è forte ma verissimo. Per capire questo articolo di chiedo di leggere quest’altro che è molto importante. Ti chiedo solo di leggere con calma questa breve mail ma è molto importante, è un diritto civile.

Il comune di Milano ha l’assistenza domiciliare indiretta e il contributo massimo erogabile è di € 1.000.

Ogni anno vengono liquidate:

 

I doveri di una persona disabile per avere un assistente personale (comunemente detto badante) convivente sono:

  1. Dare al assistente personale una camera in cui si chiuda e abbia la sua libertà come da contratto nazionale di lavoro.
  2. Provvedere al vitto dell’assistente personale anche questo come contratto nazionale.

Premesso ciò il totale che la persona disabile deve pagare annualmente per stare a casa sua complessiva del contributo del comune di Milano è di € 14.000-14.200. Questa cifra vale solo per un assistente personale dal lunedì al sabato dopo pranzo. I € 2.000-2.200 euro sono a carico della persona disabile che li paga di tasca sua mentre i € 12.000 sono a carico del comune di Milano. Quindi la persona disabile paga:

Se una persona disabile non riesce a risparmiare perché deve provvedere a luce, gas, e vitto per due persone € 2.000-2.200 per le spese che sostiene, che fa?

 Ricordo che noi disabili non sono autosufficienti non riusciamo a:

 

Per questo ho scritto che siamo agli arresti domiciliari. 

 Oltre alle domande già venute fuori prima, ho altre questioni che vorrei posse al comune di Milano:

          Gli Stati Parti alla presente Convenzione riconoscono il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e adottano misure efficaci ed adeguate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e la loro piena integrazione e partecipazione nella società, anche assicurando che:

       (a) le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione;

      (b) le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi a domicilio o residenziali e ad altri servizi sociali di sostegno, compresa l’assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere nella società e di inserirvisi e impedire che siano isolate o vittime di segregazione;

      (c) i servizi e le strutture sociali destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adattate ai loro bisogni. 

 

 

 

Disabili allo Scoperto a Milano reclusi in casa.