Fondo Sanitario Nazionale e Vita Indipendente

di Claudio Cardinale

Prefazione

Il tira e  molla sul Fondo Non Autosufficienza di qualche mese fa, mette in luce l’approssimazione del Governo sulla disabilità. Il piano sulla disabilità il Governo lo ha pubblicato nel 2013 il Piano Biennale sulla Disabilità che potete leggere in questo link. Questo piano non è mai stato finanziato per la sua attuazione per cui di fatto resta lettera scritta e conseguentemente morta.

Un po’ di storia 

Come detto precedentemente il piano biennale sulla disabilità è stato approvato in dal 2013 ma è rimasta lettera morta. Nel 2013 c’è stata una manifestazione a Roma, dove ho partecipato, per aumentare il Fondo Non Autosufficienza, in quell’occasione il FNA è stato portato a € 350 milioni.

Ad agosto del 2014 il Comitato 16 Novembre con questa proposta rivolta al Governo  e di iniziare il processo di de-istituzionalizzazione chiedendo di portare tale fondo a un miliardo di euro e cosa fa nella Legge di Stabilità?  Al posto di aumentare tale fondo, non dico ad un miliardo di euro, ma di un € 100 milioni o € 200 milioni di euro, lo taglia di 150 milioni di euro portandolo a € 250 milioni.

A questo punto si rivede il solito copione trito e ritrito da anni: manifestazione a Roma da parte del Comitato 16 Novembre, comunicato stampa da parte di FISH -FAND e promessa da parte del Governo di aumentare tale fondo a 400 milioni di euro per il 2015 soldi sottratti dal fondo per la famiglia e nel 2015 tale fondo scendere e verrebbe stabilizzato a € 250 milioni

Peccato che prima di questo taglio era stato promesso di portarlo a 600 milioni di euro nel 2016 fino ad arrivare a un miliardo di euro nel 2017.

L’industria della disabilità Italiana

Ma perché accade ciò? C’è in Italia una fiorente industria sulla disabilità che si comporta come una lobbie che cerca di influenzare il mondo della politica e ci riesce. Tale industria gestisce le RSA-RSD-Comunità e Microfonicità ed è composta da finte ONLUS (lucrative) legate anche a delle cooperative che hanno più di un colore politico.

La proposta fatta dal Comitato 16 Novembre di iniziare la de-istituzionalizzazione delle persone residenti in istituzioni permanenti deve aver toccato qualche interesse e di qualche lobbie e la reazione è stata di tagliare il FNA da € 400 milioni a € 250 milioni.  Il messaggio è forte e chiaro: le lobbie non vogliono che in Italia si affermi il diritto di scelta delle persone disabili di avere progetti di Vita Indipendente o interventi di Assistenza Domiciliare Indiretta.

A mio avviso se non ci fosse stata una proposta da parte del Comitato 16 Novembre di investire nella de-istituzionalizzazione non ci sarebbe stato il tira-molla sul FNA € 400 milioni.

L’industria Italiana sulla disabilità non vuole che aumenti il FNA oltre una certa misura perché smetterebbe di guadagnare sulla pelle dei disabili, concedendo il diritto di scelta alle persone disabili tale industria avrebbe negli anni futuri un contraccolpo economico notevole.

RSA-RSD-Comunità e Microcomunità

Le rette degli istituti arriva sia dal Fondo Sanitario Nazionale (oltre il 50%) che dal FNA. Tali voci si determinano in modo differente che adesso cerco di spiegare.

Come detto precedentemente vi è una quota detta “sanitaria” per le istituzionalizzazioni totalizzanti che proviene dal FSN attraverso una delibera regionale che determina tale quota. Questa quota è un LEA (Livello Essenziale di Assistenza), non è richiesto l’ISEE ed e è gratuito perché è sanitaria e lo garantisce la nostra Costituzione all’Articolo 32.

La quota detta “alberghiera” è una quota di solidarietà sociale e ogni struttura determina la quota giornaliera secondo parametri propri. Questa quota può essere suddivisa ulteriormente tra la famiglia e il Comune di appartenenza attraverso il FNA.

Vita Indipendente e Assistenza Domiciliare Indiretta

Visto che per le istituzionalizzazioni totali vi è una cospicua retta dal FSN come mai per la Vita Indipendente o interventi di Assistenza Domiciliare Indiretta bisogna appoggiarsi al solo FNA? A mio avviso è limitante appoggiarsi al solo FNA perché  è troppo dipendente dalla solidarietà sociale e dagli andamenti dei conti dello Stato.

È una particolare patologia che ci ha resi persone disabili, se non avessimo avuto una patologia non avremmo neppure la disabilità per questo ritengo che debba essere coinvolto anche il FSN sia per progetti di Vita Indipendente che per interventi di Assistenza Domiciliare Indiretta. Cerco di spiegarmi con alcuni esempi:

Se non riesco ad alzarmi dal letto è un problema sociale o sanitario? Secondo me è sanitario perché se non mi alzo per mettermi sulla carrozzina non posso fare nulla a casa mia neanche nutrirmi e provvedere alla mia igiene personale. Per cui non potermi altare dal letto è un problema sanitario e non sociale.

Se non riesco a vestirmi è un problema sociale o sanitario? Secondo me è sanitario perché se resto in pigiama tutto il giorno dopo un po’ di tempo puzzo e in inverno mi ammalo. Quindi non vestirmi è un problema sanitario e non sociale.

Se non riesco ad andare in bagno da solo è un problema sociale o sanitario? Secondo me è sanitario perché se non riesco ad andare in bagno vivo nei miei rifiuti organici e questo è un problema sanitario e non sociale.

Lo stesso esempio posso farlo se non riesco ad uscire di casa perché se non esco, non mi relaziono con altri, la mia psiche subisce il danno quindi è un problema sanitario.

La prima obbiezione che potrei avere dalle stesse persone disabili è se mi sento ammalato oppure no. La risposta è articolata e semplice allo stesso tempo. No non sono ammalato perché se avessi l’influenza sarei ammalato, è comunque innegabile che  la disabilità influenza al 100% della vita di tutte le persone con disabilità.

Quindi a mio avviso per determinare l’ammontare del fondo per la Vita Indipendente o per interventi di Assistenza Domiciliare Indiretta occorre che nel FNA oltre ad esserci la quota di assistenza sociale ci vuole la quota proveniente dal FSN. Solo in questo modo il diritto di scelta può diventare veramente tale.

Le stesse operazioni fatte in istituzioni totalizzanti ricadono nel FSN come per esempio quelle descritte precedentemente. Queste operazioni dovrebbero ricadere nel FSN pure quando si vive  devono esserlo casa propria. Vestirsi, mangiare, alzarsi dal letto non è un elemento di politica sociale ma di politica sanitaria.

Conclusione

La proposta per superare lo stallo sulla Convenzione ONU è ignorata e calpestata da tutti in Italia è utilizzare il FSN. Per le strutture totalizzanti la quota del FSN va oltre al 50%  e  per rendere esigibile il diritto all’Assistenza Indiretta o progetti di Vita Indipendente, è ora che vi sia una unione dei due fondi come accade oggi per le strutture istituzionalizzatrici.