Perché sull’Isee non sono d’accordo e dov’è la fregatura? Parte seconda

ISEE individuale

L’ ISEE attualmente in vigore prevede la possibilità di un calcolo individuale per accedere ai servizi sociali mentre il nuovo ISEE non lo prevede. Premetto che l’accesso ai servizi sociali erogati da un ente pubblico locale sono rivolti alla persona disabile e il nuovo ISEE non prevede ciò, conseguentemente l’inclusione sociale delle persone con disabilità non ricade più sullo Stato ma sulle famiglie. Quindi lo Stato non punta più a rimuovere “gli ostacoli di ordine economico e sociale” come cita la nostra Costituzione nell’articolo 3, ma scarica interamente la responsabilità sulle famiglie.

Con l’articolo di oggi voglio mostrare come la mancanza di questo modalità di calcolo ricade sul servizio dell’assistenza domiciliare indiretta, mentre nei prossimi articoli mostrerò le altre lacune di questo ISEE.

Assistenza domiciliare indiretta

Premetto che l’assistenza domiciliar indiretta in Italia non è ancora sviluppata adeguatamente perché ci sono interessi enormi da parte di chi gestisce le RSA/RSD che incassano un sacco di soldi dallo Stato. Lo Stato spenderebbe di meno se estendesse il servizio l’assistenza domiciliare indiretta in tutta Italia e non a macchia di leopardo come ora. Qualcosa si sa muovendo, lentamente (troppo lentamente) per gli interessi economici legate a queste istituzioni simili ad ospedali.

Ma che cos’è l’assistenza domiciliare indiretta? È la possibilità da parte di una persona disabile di assumere un assistente personale, comunemente detto badante, che lo aiuta a svolgere le proprie attività che viceversa non può fare da solo. Come per esempio vestirsi, lavarsi, andare in bagno, cucinarsi, rassettare la casa, insomma tutte quelle attività che una persona normodotata riesce a fare senza che lo Stato gli chieda l’ISEE. E quando una persona disabile può accedere all’assistenza domiciliare indiretta? Quando decidere di uscire dalla casa dei genitori perché si sposa, perché convive, perché vuole vivere da solo in una casa propria oppure perché costretto dalla vita quando i genitori vengono a mancare o sono anziani per provvedere giornalmente al proprio figlio. Per accedere a tale servizio alla persona, il disabile, deve accertarsi che nel comune (o nella regione) di residenza sia preste questa possibilità. Se è presente fa richiesta ad un ente locale (comune, ASL, regione) o che vaglia la domanda. Se c’è un esito positivo, l’ente locale eroga il contributo in denaro o in voucher. Questo contributo viene concesso e deve essere rendicontatato all’ente che elargisce, per questo motivo il contributo erogato dall’ente locale si deve intendere come servizio personale. Ora cito cosa dice la Convenzione ONU per le persone con disabilità nell’articolo 19 ratificata dal nostro Paese, ecco il testo dell’articolo:

“Le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere; le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi a domicilio o residenziali e ad altri servizi sociali di sostegno, compresa l’assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere nella società e impedire che siano isolate o vittime di segregazione; i servizi e le strutture sociali destinati a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adattati ai loro bisogni”

L’assistenza domiciliare indiretta può essere richiesta dalle famiglie che hanno dei parenti disabili o anziani. Tali famiglie in questo momento storico puntano al riconoscimento della figura caregiver che rischiano una schiavitù affettiva, cito Chiara Biemme nel suo blog la cura invisibile a questo link:

L’articolo 4 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo recita testualmente: “Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù.”

Ma in cosa consiste la condizione di schiavitù?

L’art. 600 del Codice Penale definisce la condizione di schiavitù quella “situazione di soggezione continuativa che costringe un individuo a prestazioni lavorative che ne comportino lo sfruttamento. La riduzione o il mantenimento nello stato di soggezione ha luogo quando la condotta è attuata mediante (…) abuso di autorità o approfittamento di una situazione di necessità, o mediante la promessa o la dazione di somme di denaro o di altri vantaggi a chi ha autorità sulla persona.”

Dunque, quando uno Stato costringe un cittadino ad una logorante assistenza del proprio familiare non rispettando le normali tutele obbligatorie in qualunque tipo di lavoro (il diritto al riposo, alla salute, a pause destinate alle relazioni sociali); quando qualcuno costringe a svolgere il lavoro di cura minacciando, qualora l’impegno divenga insostenibile, di sottrarre il proprio caro con disabilità per istituzionalizzarlo, quando l’amore diviene, per lo Stato, uno strumento di ricatto…. Questa è una condizione di schiavitù.

Anche in questo caso il badante viene assunto per aiutare il familiare disabile in carico alla famiglia. I compiti del badante sono i medesimi descritti precedentemente in questo articolo. I familiari (caregiver) in questo modo hanno il diritto al riposo, alla salute, alle pause, insomma tutti quelli accorgimenti per evitare la schiavitù affettiva. Il familiare offre quella continuità, permanenza e globalità d’intervento assistenziale (cifr.art.3 comma 3 L.104/92) che il badante per il suo lavoro non è in grado di dare. Ed è questa caratteristica che contraddistingue il lavoro di cura del familiare. E’ per questo che andrebbe valorizzato e supportato il lavoro di cura dei caregiver e non ulteriormente penalizzato con continue richieste vessanti di contribuzione alla spesa erogata dalla società. Al giorno d’oggi i diritti umani dei familiari (caregiver) delle persone con disabilità negati.

ISEE nuovo e attualmente in vigore con assistenza domiciliare indiretta

Come ho già detto il nuovo ISEE non prevedrà più un calcolo personale basato sui redditi della persona disabile e non solo, ma tutti i contributi (o voucher) erogati da un ente locale vengono sommati nel totale dell’ISEE facendo schizzare alle stelle tale indicatore. Tale indicatore può essere abbassato se vengono giustificate tutte le spese. Forse vi è scappata una cosa importante, lo faccio notare. L’ente erogatore vuole che si rendiconti come sono stati spesi i soldi (o il voucher) e questo è logico e corretto. Ma occorrerà ancora rendicontare le stesse spese allo Stato centrale per abbassare l’ISEE, quindi occorrerà rendicontare due volte: all’ente erogatore e allo Stato.

L’ISEE attualmente in vigore, oltre a prevedere il calcolo individuale, non prevede che siano sommati tali contributi (o voucher) erogati da un ente locale, mantenendo i redditi più legati all’IRPEF, quindi più aderenti alla realtà. Senza contare che in questo caso non occorre fare una doppia rendicontazione.

Perché questo il nuovo ISEE danneggia l’assistenza domiciliare indiretta

Fino a qui sembra solo una grande bolla burocratica ovvero la doppia rendicontazione ma non è così. Andiamo con ordine.

1.      La prima problematica grossa sul nuovo ISEE è che l’inclusione sociale non è più a carico dello Stato, come previsto dalla Costituzione e dalla Convenzione ONU, ma è a carico della famiglia.  Perché vi chiederete? Semplicemente perché il nuovo ISEE non prevede il calcolo individuale ma solo familiare.  Immaginate una famiglia composta da padre/madre/figlio unico disabile: l’indicatore ISEE facilmente schizza in alto, visto che si sommano i due redditi dei genitori e anche la pensione d’invalidità e l’indennità di accompagnamento (leggi qui i dettagli). Questa tripla sommatoria, con l’aggiunta del contributo erogato dall’ente locale farà schizzare in alto l’indicatore ISEE. Questo fatto qui limiterà di parecchio l’accesso a questo servizio da parte delle famiglie. Quindi la suddetta famiglia ha due scelte che sono:

a.       il ricovero in RSA/RSD del familiare disabile laddove non riesca a provvedere al proprio caro.

b.      L’altra alternativa è assumere un badante in nero visto che i contributi, la tredicesima e il TFR costano molto e che tutto il peso economico ricade interamente sulla famiglia. In questo modo lo Stato favorisce l’illegalità e visto famiglia non è un azienda e le entrate familiari sono i normali stipendi in vigore oggi in Italia. Quindi lo Stato, con questo nuovo ISEE, costringe a violare la legge pur di avere un sostegno che viene negato dai servizi alla persona disabile. Questo atteggimento vessatorio dello Stato con il nuovo ISEE espone le famiglie a gravi contenziosi legali che aumenta ulteriormente la sensazione di abbandono.

2.      L’altra problematica è la burocratizzazione legata alla doppia rendicontazione. È un doppio e inutile lavoro.

3.      L’ultima problematica è legata ad un fatto oggettivo. Il contributo che si riceve dall’ente pubblico lo si versa conto corrente. Questo contributo è composto dallo stipendio del badante, dai contributi che si pagano all’INPS ogni trimestre, dalla tredicesima mensilità e dal TFR. Il TFR viene liquidato a fine rapporto di lavoro tra il badante e la persona disabile. In questo caso vi è una doppia problematica.

a.       Che questa spesa del TFR non si riesce a dimostrare perché effettivamente i soldi saranno spesi solo a fine rapporto, magari dopo molti anni di lavoro.

b.      Quei soldi non essedo stati spesi e giacendo sul conto corrente, vengono conteggiati nuovamente come soldi utilizzabili dalla famiglia facendo ulteriormente alzare l’indicatore ISEE.

Conclusione sull’ISEE nuovo

Per la persona disabile chi vive da sola ha decisamente più difficoltà ad accedere al servizio personale di assistenza domiciliare indiretta, visto che se non riesce a dimostrare la spesa effettuata l’indicatore schizza alle stelle

Per chi vive in famiglia di origine la situazione è addirittura peggiore perché la famiglia sarà ancora più sottoposta ad una schiavitù affettiva intollerabile per uno Stato che si definisce civile.

Per la persona disabile che si deve sposare (o va a convivere) la situazione è ancora più tragica perché di fatto lo Stato impedisce il matrimonio poiché non considera la possibilità di un ISEE individuale.

Ma chi ci guadagna con il nuovo ISEE in relazione all’assistenza domiciliare indiretta?

Chi sta impedendo che si divulghi questo servizio personale, ovvero chi gestisce le RSA/RSD che sono chi realmente si avvantaggia di questa situazione.