Le persone disabili fra ingiustizia sociale, discriminazione e diritti negati

La politica del rigore sta avendo effetti devastanti per le politiche sociali e in particolare per le persone con gravi  disabilità che comportano importanti non autosufficienze.
Tutto è iniziato in modo esplicito con le dichiarazioni di Tremonti quando nel 2010 affermò che l’Italia non poteva permettersi 2 milioni di disabili. Da allora i governi per le persone con disabilità hanno riservato solo pesantissimi tagli lineari e negazione dei diritti civili ed umani fondamentali, giungendo allo smantellamento del welfare per costruirne uno nuovo, a loro dire più equo. Purtroppo così non è. Il nuovo welfare pone al centro i  mercati e non le persone. Le vicende di questi ultimi tempi, svelano una importante verità: l’assenza da parte del governo di progettualità e di una corretta cultura sulla disabilità, ancora fortemente intrisa di immagini sensazionali che continuano ad alimentare un immaginifico collettivo lontano dalla realtà. E’ davvero assurdo e
grave che il governo nel definire il fondo per la non autosufficienza e per costruire il nuovo welfare della disabilità si sia fatto condizionare dalle forti pressioni di certe associazioni che con forme di lotta estrema minacciavano il suicidio e ricattavano le istituzioni.
Il fatto che il governo abbia consentito che al tavolo ministeriale si giungesse a dividere i disabili già riconosciuti gravi al 100%, letteralmente inventandosi una nuova categoria i disabili gravissimi. E’ ulteriore prova della confusione del governo sul piano concettuale, etico e sociale e si colloca nella illegalità. Infatti, le leggi sull’accertamento della invalidità non ammettono altra classificazione oltre la invalidità al 100% che è già la forma massima di gravità. Assurdo è che il governo, mentre parla di rigore e contenimento della spesa pubblica, incentivi e finanzi il ricovero delle persone con disabilità in strutture residenziali, consapevole che ciò comporta costi maggiori rispetto all’assistenza domiciliare indiretta, non riconosca il diritto di scelta della forma di assistenza alle persone disabili e alle loro famiglie, rimanendo sordo al riconoscimento del caregiver visto che in questo modo si realizzerebbe davvero la riduzione della spesa pubblica.
Noi chiediamo che:
1. I diritti delle persone con disabilità siano riconosciuti diritti esigibili e che nel definire il fondo per la non autosufficienza e le linee guida sulla disabilità, si tenga conto del bisogno che ogni dorma di minorazione grave comporta a cui vanno date risposte adeguate, fatta salva la indennità di accompagnamento come forma di risposta dello Stato a bisogni non determinabili.
2. che nelle politiche sulla disabilità si tenga sempre presente la definizione che di essa dà la Convenzione ONU e che venga attuata in concreto, considerato il fatto che l’Italia l’ha ratificata, impegnandosi ad osservarla in ogni sua parte, anche mediante una apposita legge la n.18/09.
3. La raccolta di fondi per la ricerca sulle gravi disabilità in un paese come il nostro riguardi tutte le patologie gravi e confluisca in un apposito fondo a disposizione di istituti di ricerca con rigido controllo del corretto impiego delle risorse finanziarie raccolte.
4. le risorse per le politiche sociali per la disabilità e il FNA, adeguatamente rifinanziati siano destinate a tutti i disabili per risposte adeguate ai loro bisogni nell’uguaglianza dei diritti (assistenza domiciliare, caregiver, inclusione sociale, istruzione, per il lavoro, per il superamento delle barriere architettoniche e percettive, per la mobilità, l’autonomia e la vita indipendente) e siano vincolate in bilancio a questo scopo e non siano impiegate in altri capitoli di bilancio.
5. Non siano riservate specifiche quote per alcune patologie ma le risorse riguardino tutte le forme di disabilità gravi al 100% senza illegali ulteriori suddivisioni nel rispetto della legislazione vigente, in particolare legge 10492 art.3 comma 3, in attesa della applicazione di quanto sancito dalla Convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità, tenendo conto anche della minorazione.
6. Le prestazioni sociosanitarie e le provvidenze concesse per la disabilità grave, non siano dipendenti dall’ISEE.
7. I mass media facciano corretta informazione sulla disabilità. In questi giorni si stanno diffondendo notizie che disorientano i cittadini. La mancata conoscenza sulla disabilità e sulle sue problematiche, ha portato in questi giorni uomini politici, personalità dello spettacolo e dello sport a forme plateali per dimostrare la vicinanza alle persone disabili in modo sbagliato, clamoroso e discriminante verso altre forme di disabilità gravi che determinano importanti livelli di non-autosufficienza. Manifestazioni che sanno più di forme auto-promozionali che di solidarietà ai disabili.
8. Ai tavoli istituzionali deve essere ammessa la partecipazione di altre organizzazioni di disabili per il principio del pluralismo della rappresentanza e della uguaglianza di tutte le associazioni nel rispetto della Costituzione.
LA LIBERA RETE DEI DISABILI, qualora dovesse perdurare la campagna in atto di divisione dei disabili in gravi e gravissimi e la cattiva informazione sulla non-autosufficienza e sulla disabilità, con grave conseguente disorientamento dei cittadini, alimentando la non cultura della disabilità, ricorrerà alla magistratura per chiedere il rispetto della dignità di milioni di disabili gravi, contro ogni forma di discriminazione e per denunciare la illegale divisione dei disabili con la introduzione della categoria dei disabili gravissimi contro la legislazione vigente.
9. Le istituzioni nazionali e locali, devono applicare su tutto il territorio nazionale nei confronti delle persone disabili le leggi vigenti e prima di tutto la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, nel rispetto del principio di uguaglianza su tutto il territorio nazionale, come impone la Costituzione della Repubblica.

I disabili italiani possono svolgere ancora un ruolo decisivo per la tutela dei loro diritti, contro lo smantellamento dello stato sociale a vantaggio di una rigida logica di mercato, come confermato dalla recente sentenza della Corte Costituzionale n.275/016 secondo cui i diritti fondamentali dei disabili vengono prima delle esigenze di bilancio.

Per non essere definitivamente stritolati dalla macchina schiaccia diritti civili a beneficio della finanza, possiamo e dobbiamo scendere in campo personalmente e con le nostre piccole associazioni. Basta solo deleghe in bianco. Possiamo farlo in un sol modo: con la libera rete dei disabili a cui invitiamo tutti ad aderire con proprio nome e cognome.

Per aderire iscriversi al seguente indirizzo:

https://www.facebook.com/groups/202416406573186/

Per contattare gli organizzatori:

Michele Lastilla

email: lastillamichele@alice.it oppure pirip2000@yahoo.it

cellulare: 3343819705

Maria Pia Savarese

email: mariapiasavarese6@gmail.com

cellulare: 3492847839