Storia di un gruppo di lavoro/commissione mai nato

Questa mail è stata inviata a:

On. Ileana Argentin  c/o Camera dei Deputati Roma

Pierfrancesco Majorino  Assessore Politiche Sociali c/o Comune di Milano

Marco Rasconi Presidente nazionale UILDM

Claudio Cardinale per il blog disabili allo scoperto.it

Vidmer Scaioli  coordinatore Nucleo di Milano Associazione Luca Coscioni

Per conoscenza Segreteria Ordine Arch. Milano

 

Storia di un gruppo di lavoro/commissione  mai nati

Stanco di dovermi misurare quotidianamente con problemi di accessibilità nei luoghi e ambienti di pubblico interesse, anche di recente progettazione, convinto che bisognasse agire radicalmente sulla cultura della progettazione, nel lontano 2011 (vedi allegato 1) scrissi una mail con considerazioni e proposte, all’allora presidente dell’Ordine degli Architetti di Milano arch. Daniela Volpi della quale riporto integralmente il teso:

Sono un architetto laureato al Politecnico di Milano nel lontano ’78 e regolarmente iscritto all’Ordine, la mia attività prevalente è quella di docente in una Scuola Superiore di Comunicazione.

Sia nell’ambito lavorativo che personale sono stato spesso costretto a misurarmi con problematiche relative all’accessibilità e al riguardo Le espongo di seguito alcune riflessioni e qualche proposta che vorrei approfondire in uno, spero possibile, incontro di persona.

Ritengo che  la qualità della vita di un cittadino è direttamente proporzionata alla possibilità di partecipare alla vita sociale e culturale del paese in cui vive. La perdita progressiva (nelle persone anziane) o temporanea (per gli infortunati) delle capacità motorie, unita alla scarsa attenzione ai problemi dell’accessibilità nei progetti nuovi o di riqualificazione degli spazi pubblici,  può comportare un notevole impedimento al diritto di accedere alle attività socio-culturali e abbassare notevolmente la qualità della vita di una percentuale notevole di cittadini, che si ritrovano costretti a rendere evidente la loro disabilità (anche quando non sarebbe necessario farlo) costringendoli ad elemosinare umilianti aiuti per superare barriere architettoniche, o ad abbandonare il gruppo di colleghi e amici per entrare da lontane “porte di servizio” che servono solo pochi posti destinati a persone con gravi disabilità e che mortificano il loro diritto all’uguaglianza e alle pari opportunità.

Chi progetta lo fa riferendosi a uno standard di cittadino che andrebbe ridefinito, in quanto non tiene conto del progressivo invecchiamento della popolazione con una percentuale più alta di disabilità motoria che non sempre sconfina in una vera e propria invalidità, ma che spesso è sufficiente a procurare problemi di accessibilità in luoghi dove è necessario superare scale non servite da corrimano (vedi ad esempio la quasi totalità dei posti nelle sale cinematografiche, teatrali o di conferenze).

Diventa centrale, quindi, riproporre il  ruolo dell’Architetto come anello di congiunzione tra le esigenze di vita del cittadino e  l’accessibilità che gli viene concessa da chi progetta gli ambienti e gli spazi pubblici della città.

Con rammarico debbo constatare che in questa fase storica dove l’apparenza prevale sulla sostanza, anche l’architettura, purtroppo, ha smarrito il suo ruolo di integrazione sociale smettendo di essere strumento per incidere sulla qualità della vita dell’uomo, rispondendo solo a esigenze di mercato dettate spesso da una politica anch’essa ormai autoreferenziale e non più legata alla società reale.

Ritengo importante, quindi, che si debba incidere sul ruolo sociale nel processo formativo dei giovani architetti e sulla costruzione di un’etica del fare architettura  con una azione di sensibilizzazione (al di là degli obblighi minimi previsti da leggi e regolamenti) alle problematiche su accessibilità e qualità della vita, avendo come obiettivo e punto di riferimento costante l’uomo e il suo ambiente.

Mi rendo disponibile a coordinare o partecipare (anche a titolo gratuito) a un gruppo di studio (commissione?) che prima elabori una “mappatura” completa sull’accessibilità dei luoghi di pubblico interesse  a Milano (cinema, teatri, spazi espositivi, biblioteche, librerie ecc) e poi solleciti dibattiti atti a sensibilizzare e coinvolgere Università, media e Pubbliche Amministrazioni per trovare nuove soluzioni sia progettuali che normative.

Arch. Lucio Merrone

La mail fu letta e venne fissato il 14/11/2011 nella sede dell’Ordine con gli allora consiglieri arch. Bottelli e Mazzoleni un primo incontro, durante il quale  ebbi la possibilità di esporre le mie considerazioni, segnalando anche alcuni esempi di luoghi dove l’accessibilità era del tutto negata o limitata a poche aree dell’intero complesso e di suggerire alcune iniziative concrete da adottare (vedi allegato 2) riassumibili nei seguenti punti:

 A – Creare una mappatura (con relative schede tecniche) di tutti i luoghi di interesse pubblico

 B – Incidere sul ruolo sociale nel processo formativo dei giovani architetti e sulla costruzione di un’etica del fare architettura

 C – Chiedere che nelle commissioni che esaminano i progetti edilizi per rilasciarne licenza, siano obbligatoriamente presenti tecnici con disabilità in grado di verificare sul nascere l’esistenza di problemi di accessibilità

 D – Ottenere l’obbligo per teatri, cinema, impianti sportivi ecc. di segnalare, con appositi simboli, su giornali e siti, quanti posti sono accessibili per persone con sedia a rotelle e quanti serviti da corrimano, in modo da consentire prenotazioni mirate.

Dopo circa un mese ricevetti una mail dall’Ordine nella quale mi si comunicava  che l’argomento sarebbe stato sottoposto al Consiglio dell’Ordine e inserito in una iniziativa tesa ad attivare un gruppo di studio sulle Barriere Architettoniche (vedi allegato 3).

Tutto lasciava ben sperare … ma passavano i mesi e nessuno mi contattava.

Più volte cercai di contattare sia telefonicamente che via posta elettronica, presso l’Ordine, l’arch. Mazzoleni  per sapere che sviluppo stava avendo la faccenda, ma non si rese mai reperibile!

Profondamente deluso da simile comportamento eticamente scorretto(si può accettare che una proposta venga rigettata, ma che almeno si abbia la cortesia di comunicarlo all’interessato, magari fornendo una qualche motivazione al diniego! ) convinto che da solo non potevo avere il giusto “peso” per farmi ascoltare, decisi di coinvolgere qualche associazione di disabili di una certa rilevanza nell’ambito. Contattai a tal fine Marco Rasconi, presidente  della UILDM di Milano che, giudicando interessante l’iniziativa, inviò a sua volta una mail al Presidente dell’Ordine di cui riporto il testo:

“ Gentile arch. Volpi

Da tempo con la mia associazione stiamo battendoci per sollecitare una maggiore attenzione ai problemi dell’accessibilità. Ho avuto modo, inoltre, di incontrarmi con l’arch. Merrone che mi ha riferito del contatto che ha avuto con Lei e del successivo incontro con i consiglieri arch. Bottelli e arch. Mazzoleni per valutare l’opportunità di creare un gruppo di lavoro sull’argomento.

A quell’incontro giudicato interessante e interlocutorio, doveva seguire una valutazione del Consiglio dell’Ordine per definire le modalità organizzative e un eventuale calendario. Purtroppo, forse per pregressi e urgenti impegni delle parti, non vi è stato seguito.

Interessato, a nome UILDM, a verificare la possibilità di eventuali collaborazioni con l’Ordine, desidererei avere un incontro per riprendere il discorso avviato dall’arch. Merrone.

                                                                                               Marco Rasconi”

Purtroppo anche a questo sollecito non vi fu alcun riscontro!

Deluso decisi di interrompere definitivamente tutti i contatti con l’Ordine.

Dopo un paio di anni, in seguito ad elezioni ordinarie si è insediato il nuovo Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Milano e a presiederlo vi è L’arch. Valeria Bottelli (la stessa che in veste di consigliere aveva partecipato al 1° incontro del 14/11/2011).

Su sollecitazione di alcuni colleghi architetti (sostenevano che il nuovo Consiglio era più attento alle istanze provenienti dagli iscritti) mi decisi a ripresentare, il 7/1/2016 esattamente con lo stesso testo, la richiesta di attivazione di un gruppo di studi/commissione (vedi allegato 4)… Nessuna risposta!

Ipotizzando che vi fossero stati un problemi sulla posta elettronica, il 18/1/2016 scrissi un sollecito alla segreteria dell’Ordine (vedi allegato 5) … Ancora nessuna risposta!

Convinto che, visto l’ormai accertato tasso di invecchiamento della popolazione italiana, quindi a prescindere dalla disabilità, sia sempre più urgente intervenire in tutte le sedi, sia a livello culturale/formativo che esecutivo/gestionale  per affrontare in maniera organica e complessiva il diritto di TUTTI i cittadini ad accedere in tutti i luoghi di pubblico interesse, ho deciso di rendere pubblici i tentativi fatti in questi anni nella speranza che associazioni, parlamentari e amministratori territoriali sensibili al problema riescano a farsi ascoltare e a incidere più di quanto sia riuscito a fare io, come semplice architetto,  presso il mio Ordine professionale.

Milano 10/10/2016                                                         arch. Lucio Merrone

Allegato 1

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Allegato 2

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Allegato 3

allegato_3-re_mail_x_ordarch-2011

Allegato 4

allegato-4-mail_x_ordarch-2016

Allegato 5

allegato-5-sollecito-incontro-ordarch