di Simonetta Nunziata
OGGETTIVITA’
Il 5 Aprile veniva pubblicato L’Avviso Pubblico col quale s’informavano i rispettivi comuni dell’ambito S4 della partenza del “ finanziamento di progetti sperimentali di Vita Indipendente ed inclusione nella società di persone adulte con disabilità” sulla base del decreto n. 289 / 2014 Ministero del Lavoro delle Politiche Sociali. Il presente avviso citando i vari decreti e leggi, riportando financo l’articolo 19 della C.ONU, spendendo pure una brevissima descrizione sul significato –vero- di Vita Indipendente, tracciava TRE azioni d’intervento da SCEGLIERE, una o più (ma a domanda diretta ne indicano obbligatoriamente solo UNA da scegliere) come personalizzazione del proprio progetto. Le 3 azioni sono :
Azione1.1) erogazione di contributi per l’assunzione di assistente personale; sottolineando l’importanza che l’A.P. ricopre per lo svolgimento di una vita indipendente, questa azione stanzia complessivamente € 50.000 per un numero minimo programmato di 15 persone con disabilità beneficiarie, e per l’ammontare massimo pro capite del budget di circa € 3000.
Azione1.2) erogazione di incentivi economici per l’acquisto di ausili informatici e domotici; tale incentivo può essere utilizzato dalla persona con disabilità per l’acquisto di ausili non coperti dal servizio sanitario oppure per ausili informatici con finalità didattico lavorative. Questa azione stanzia complessivamente € 25.000 per un numero minimo programmato di 13 persone con disabilità beneficiarie, e con l’ammontare massimo pro capite del budget di abitare con autonomia di € 1500.
Azione 1.3) partecipazione a worki experience; le risorse complessivamente a disposizione per questa azione sono € 20.000, per un numero minimo programmato di 6 persone con disabilità beneficiarie. La partecipazione a work experience prevede una durata massima di 6 mesi con un impiego di 20 ore settimanali, un’indennità di frequenza per il borsista e l’ammortamento dei costi per l’azienda ospitante per assicurazioni e/o accompagnamento. L’ammontare massimo pro capite del budget per la partecipazione a percorsi formativi è di € 3000.
Riporto testualmente :
<< la persona con disabilità che presenta il proprio progetto di promozione della vita indipendente potrà accedere ad una delle azioni 1.1, 1.2 e 1.3 >>
LE MIE PERPLESSITA’
Personalmente credo che il primo punto di criticità sia rappresentato dall’ideazione delle tre azioni, che se da un lato il bando prospetta quale possibilità di sceglierne una o più, dall’altro invece ne obbliga la scelta ad una; del resto più volte specificato – telefonicamente- dall’ambito come risposta alle mie domande. La separazione netta delle azioni con disposizione precisa dei relativi budget lasciano poco spazio alla personalizzazione del proprio progetto di vita, giàpenalizzato dalla scarsità di risorse. In un territorio come quello campano, ove C.Onu e V.I. sono perlopiù materia sconosciuta sia da parte delle istituzioni che da parte delle stesse persone con disabilità , il rischio che i progetti vengano intesi quali contributi economici anziché incentivi per l’autodeterminazione all’indipendenza e strumento di de istituzionalizzazione, è alto. Con tutte le strumentalizzazioni del caso.
Altro punto di criticità lo rappresenta l’incompatibilità delle ore di assistenza V.I. con assistenza A.D.I. Dimodochè a fronte –stando ai budget stanziati- delle ipotetiche 4-5 ore settimanali di V.I. promosse verrebbero tolte le 4 ore (sempre SETTIMANALI) di assistenza domiciliare. –Ridicolo-
Per quanto riguarda le azioni al punto 1.2 e 1.3, poste così in modalità opzionale e non promosse all’interno di una progettualità personale in cui la volontà di autodeterminazione le comprenda, non vedo da cosa possano differire da azioni già previste da strumenti di politiche sociali. (Budget di cura, borse lavoro eccetera)
I criteri di valutabilità e quindi di assegnazione dei progetti sono riconducibili sempre alle condizioni economiche (ISEE) e di condizione di disagio per le persone richiedenti. La premessa che in presenza di un numero maggiore di domande rispetto alle relative risorse vengano preferite quelle presentate da persone provenienti da condizioni di estremo disagio, non attenua l’inappropriatezza del fine poiché ancora una volta la disabilità è intesa quale espressione di povertà.
LA NARRAZIONE
Sempre interpellando telefonicamente il piano zona S4, facendo presente la contradditorietà di un simile bando , di fatto annullante ogni logica non solo di vita indipendente, mi viene risposto:
– è un aiutino…-.
Con la Dott.ssa Filippa in questo ultimo anno e mezzo abbiamo avuto spesso degli scambi di “laboratorio esperienziale” (info-scontro) ; spesso mi rimanda ai servizi sociali del mio comune di residenza, questi ultimi al piano di zona, il piano di zona mi rimanda ad altro giorno con possibilità di contattare figura professionale più preparata al soddisfare le mie richieste… L’ultima esperienza, ne do un breve cenno per la singolarità paradossale, sono stati i progetti per l’inclusione sociale con fondi europei: visite organizzate alle case famiglia… Ora giunti all’ esperienza vita indipendente, riconoscendo reciprocamente le nostre voci (-ah lei è la persona che chiama sempre….-) stabiliamo un incontro con la direttrice coordinatrice del piano di zona Dott.ssa Martusciello per esprimere le mie criticità a riguardo; avevo informato anche Rosaria di questa possibilità di appuntamento. Questa settimana ho chiamato per fissare appuntamento, come d’accordo, ma sono stata scoraggiata da fissarne la data causa mie condizioni di salute. Si ho scritto bene. Il piano non voleva fissarmi appuntamento per non stressare le mie già precarie efficienze fisiche (Non credo ci sia bisogno di commentare), rimandandomi ai servizi sociali del comune di residenza Battipaglia ed in particolare alla dott.ssa Eleonora Sforzo, assistente sociale del piano zona S4 al Comune di Battipaglia : raccomandata quale perfetta conoscitrice della vita indipendente. Nel contempo ho fissato un appuntamento-incontro il 31 maggio.
La dott.ssa Eleonora la conosco bene. È l’assistente sociale della cooperativa che riscatta il mio voucher di quattro ore settimanali, assistenza ADI; anche quest’anno è stata assunta dal piano di zona con un contratto di 10 mesi stipulato l’8 aprile 2016, ho scaricato la delibera(….). Ho telefonato direttamente in cooperativa ( !!), chiedendo di lei; le ho fatto presente le perplessità intorno il bando; mi ha detto che non può dirmi nulla poiché al Comune di Battipaglia si sono divise le competenze e lei si occupa di anziani mentre l’altra dott.ssa Silvana Califano (“quanti ricordi…” seppe da me del progetto V.I.) delle persone con disablità (sino a cinque giorni fa era il contrario…STRATEGIA?). Ad ogni modo si èfatta garante della volontà del piano di zona chiarendomi la ritrosìa dello stesso nell’incontrare utenti ed altro, preferendo intermediari i servizi sociali dei comuni di residenza per raccogliere le istanze, onde evitare concentrazione di richiedenti udienza (giustamente la TRANQUILLITA’ per prima cosa) . Comunque mi ha assicurato che ora , raccogliendo tutte le domande pervenute ai progetti se ne faranno un’idea ( ???!!), e mi faranno sapere… Giacchè c’ero… per“ottimizzare” la telefonata le ho chiesto del trasporto sociale che la cooperativa ove lavora gestisce su tutti i comuni del piano zona…:
– “Solo una volta al mese però… eh, gli utenti sono aumentati. Dobbiamo accontentare tutti.”-
CONCLUSIONI
considerazioni personali
Considero inadeguati i criteri stabiliti dal presente bando riguardo l’applicabilità dei progetti di vita indipendente specie se valutiamo il contesto nel quale essi dovrebbero essere implementati : in un territorio già interessato da un olocausto culturale generico, figuriamoci in materia… Le stesse persone con disabilità sono troppo ancorate ad un modello assistenziale caritatevole sia per ignoranza sia perchè lo percepiscono come l’unico in grado – casomai- di procurargli conforto ed attenzione…. Amministrazioni pubbliche locali interessate (commissariate) da sistemi clientelari e conflitti di interesse confidano molto sul consenso prodotto dalla mala gestione strategica delle risorse in ambito di Politiche Sociali , sprecandole sulla base delle rispettive tradizionali incompetenze quando non criminose. Io stessa a fronte del rifiuto di un “accomodamento molto diversamente strumentalizzato ” sono stata accusata di razzismo nei confronti dei normodotati. …… ( 😀 ) Come può essere possibile la sperimentazione di veri progetti di vita indipendente con linee d’azione così vaghe e contraddittorie, in territori così difficili, laddove i potenziali beneficiari intendono V.I. come “una cosa di soldi in più sempre buona è ” e le istituzioni ” vabbe’ un aiutino “. Volendo citarmi come esempio, IO persona con disabilità al 100%, non autosufficiente e quindi bisognosa di aiuto per tutti i gesti del quotidiano, vivente a casa con i genitori ottantenni, senza reddito, con pensioni minime e case in affitto…. quindi potenzialmente ” una fortunata beneficiaria” di V.I. o -prossima- all’Istituto… a quale grado di emancipazione sociale potrebbe condurmi uno solo di questi 3 punti, ma direi anche tutti e tre, ai fini di una “sperimentazione” sull’idoneità della V.I.? A conti fatti se scegliessi l’assistenza personale ciò equivarrebbe a circa 4-5 ore settimanali di V.I. e mi si toglierebbero le quattro ore di assistenzaADI; se scegliessi un ausilio non coperto dal servizio sanitario (molto facile dal momento che il nomenclatore tariffario è fermo dal 1999) o informatico non credo che da soli possano aiutarmi per conseguire finalità lavoro- studio; se scegliessi l’esperienza lavorativa… Ma di che si tratta? Avendoli degli obiettivi –e ne ho- nessuno di questi punti –isolati- mi permetterebbe neanche di accennare una progettazione d’intenti e continuerei “allegramente” i miei arresti domiciliari alimentando un’inerzia a lungo andare stabilizzante… Per cui le tre azioni da me prodotte sarebbero :A) un peso per me, per la mia famiglia, per le mie relazioni; B) un ulteriore carico sociosanitari; C) uno spreco di risorse. Sicuramente le risorse stanziate per la sperimentazione di vita indipendente è dire poco siano scarse… E’ dunque di vitale importanza che queste siano impiegate con un senso, onde vanificare tutti gli sforzi di un movimento che si batte da anni… Mi chiedo allora se non sarebbe più opportuno destinare le poche risorse magari ad un numero ancora più limitato di progetti di vita indipendente ma che siano tali ; che permettano di esprimere la consapevolezza degli obiettivi e le potenzialità di una persona con disabilità, valutandone il suo impatto sociale e stemperandone il modello assistenzialistico, con i relativi costi. È chiaro che tutto questo per gravi disabilità può essere raggiungibile solo attraverso l’assistente personale ed una serie di servizi resi accessibili. I tre principi sui quali costruire i criteri di valutabilità dei progetti di vita indipendente, considerando le esigue risorse, mi piacerebbe potessero essere: 1- deistituzionalizzazione; 2-autodeterminazione attraverso assistente personale; 3- impatto sociale del progetto. Se la persona con disabilità attraverso l’assistente personale è messa in condizioni di autodeterminarsi, non solo si allontanano i rischi di istituzionalizzazione ma si creano le condizioni affinché questa mediante il raggiungimento dei suoi obiettivi possa produrre benessere sociale ed economico.
Mi piacerebbe fare presente tutto questo al mio piano di zona S4; poiché attraverso un simile bando prevedo non una diffusione di V.I. ma € 90.000 sprecati. Nessuno ci capirà niente di vita indipendente; si continuerà a speculare sulla disabilità : sia per fantomatiche “formazioni” sia per gli “aiutini contributivi”.
Grazie per l’attenzione
Simonetta