Brahe e il dopo di noi

di Rosa Mauro

Il tema del mio articolo è l’astronomia. Per dirla tutta, voglio scrivere di rivoluzione copernicana … Desidero farlo perché vorrei riflettere su quella discutibile ‘cosa che’ è la legge sul “dopo di noi”, per contestare un atteggiamento che sembra essere molto diffuso tra autorevoli personaggi e associazioni storiche. Intanto inquadriamo il titolo: perchéBrahe, visto che voglio parlare di rivoluzione copernicana?

 Thyco Brahe era un astronomo danese molto ricco, che aveva addirittura comprato un’isola per eseguire le sue osservazioni astronomiche. Egli aveva alle dipendenze molti giovani astronomi brillanti, il più noto dei quali fu Johannes Kepler, uno che oggi accidentalmente sarebbe etichettato come disabile, ex grave prematuro e ipovedente. Thyco aveva tutti i mezzi per sapere che Copernico aveva ragione, e difatti lo ammise … ma solo per gli altri pianeti. Per non scontentare nessuno e continuare a credere nella teoria geocentrica, arrivò a ipotizzare una terra ferma al centro dell’universo, con il sole e la luna che le giravano attorno, e con gli altri pianeti che ruotavano intorno al sole.

Bene, direte: ma cosa c’entra la legge del “dopo di noi”? C’entra ed ecco perché.

Ho letto parecchi commenti che dicono che la legge è brutta si… incompleta anche, ma che in fondo si può migliorare partendo da qui.

Queste persone parlano proprio come Brahe, salvo un piccolo particolare: Brahe sbagliava e l’unico modo per far nascere l’astronomia moderna era quello di seguire Copernico, come ben capì il suo coraggioso allievo Kepler. Non era possibile partire da una ipotesi sbagliata, come quella geocentrica, e approdare a quella giusta per approssimazioni. Bisognava abbandonare la prima ipotesi. 

 Così è per il “dopo di noi”. Questa legge non è brutta e incompleta: è sbagliata.

 E’ sbagliata perché non mette affatto al centro il disabile, ma i trust, le fondazioni, le case famiglia ecc.

 Sbagliata, perché obbliga i genitori a pagare un futuro al loro figlio, un futuro che da adulto dovrebbe appartenere come cittadino alla società di diritto e non al nucleo familiare per sempre, come se quella persona fosse altro rispetto alla società in cui vive.

 E’ sbagliata perché fa dire a qualcuno che dobbiamo studiare un “dopo di noi”, come se tale compito fosse solo nostro, e non anche della politica e della società.

 E’ sbagliata perché il disabile di Tor Bella Monaca (Roma), che l’onorevole Argentin cita, i soldi non li ha e nemmeno la sua famiglia. E il suo futuro non è chiaro; anzi lo è, purtroppo, visto che non si citano i livelli minimi di assistenza di un disabile ma il conto in banca dei suoi genitori, quando si parla di abitudini familiari da conservare.

La legge “dimentica” la vita autonoma (o Vita Indipendente ndr). Pur citandola non fornisce fondi, in compenso li dà alle istituzioni e alle fondazioni. (La proporzione nella Legge di Stabilità è di 90 milioni per il “dopo di noi” a 5 milioni per la V.I. ndr)

La legge non fornisce alcuno strumento: né al disabile né a chi potrebbe tutelarlo per difendersi da quegli abusi che purtroppo si verificano in istituti e case famiglia.

La legge deporta il disabile fuori dalla sua casa e dalla sua vita, anche nel caso in cui la famiglia abbia difficoltà temporanee (art. 4 comma b).

La legge non tiene in alcun conto la volontà del disabile, che viene addirittura colpevolmente citato come “un peso” e incapace di autodeterminazione. Chi ha firmato il testo non cita mai la sua volontà.

Immaginatelo voi il futuro di mio figlio e quello mio. Sono una disabile e nel “dopo di noi” non potrò scegliere dove vivere e come farlo, perché qualcuno ha già deciso che dovrà piacermi vivere in gruppo e non nella mia casa. Dopo di me dovrà piacere anche a mio figlio, disabile come sua madre, cui sarà impedito di godere di uno spazio esclusivo come un qualunque individuo.

Il dissenso intorno a questa legge c’è e deve esserci!

Kepler e Galilei ci dicono a gran voce che o si sposa la rivoluzione copernicana o c’è il nulla.

In mezzo ci sono tanti Brahe che non vogliono scontentare gli amici, e dicono che questa legge va “quasi” bene; deve solo migliorare, crescere come un brutto anatroccolo che diventa cigno.

No, che non migliorerà, dico io, come non migliorò la teoria geocentrica. Era sbagliata e scomparve.

Così deve fare la legge del “Dopo di Noi”. Se non siamo pronti a varare un buon testo si applichino le leggi che già ci sono e si studi ancora. Si raccolgano finalmente le voci di chi continua incessantemente a chiedere vera de-istituzionalizzazione.

Una legge sbagliata resta tale, nessuna approssimazione, nessuna correzione. Riscriviamola mettendo il disabile al centro di ogni scelta. Ripartiamo dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili, lo Stato Italiano l’ha firmata, usiamola per fare una buona legge.

Una legge per oggi, per domani, per sempre e per tutti.

fonte http://www.gfrvitale.altervista.org/index.php/controinformazione/33-news/604-brahe-e-il-dopo-di-noi