Autore: Salvatore Sfrecola Fonte: http://www.unsognoitaliano.it/
“Non è la libertà che manca,
mancano gli uomini liberi”
(Leo Longanesi, 1956)
“I ladri di beni privati
passano la vita in carcere
e in catene, quelli di beni pubblici
nelle ricchezze e negli onori”
(Marco Porcio Catone)
“Una tendenza o una tentazione”, scrive Stefania Rossini su l’Espresso, a proposito di ipotesi di risparmio di bilancio che colpirebbero le persone affette da disabilità in conseguenza della “razionalizzazione” della spesa per le invalidità prevista dal Documento di Economia e Finanza (DEF). Risparmi da realizzare a danno di persone deboli, come sono, per definizione, i disabili, persone che hanno bisogno di essere aiutate, certamente più di quanto avviene oggi.
Destinatari di una “indennità” di poco più di quattrocento euro mensili, coloro che hanno disabilità avrebbero bisogno di maggiore aiuto da parte dello Stato. Se gravi e assistiti in famiglia limitano in modo significativo le possibilità di lavoro di chi si occupa di loro. Se hanno esigenza di essere aiutati da un assistente (un badante), e ciò accade il più delle volte, devono sborsare non meno di mille euro mensili, ma il fisco non consente di detrarre dal loro reddito altro che i contributi pagati all’INPS, non il compenso, che pure è soggetto ad imposizione fiscale a carico del lavoratore.
“Razionalizzazione”, una parola che si è sentita altre volte. A leggere un vocabolario è concetto positivo, che indica un miglioramento di una situazione, mediante migliore utilizzazione delle risorse disponibili, soprattutto quando scarse. In realtà come insegna l’esperienza, spesso si razionalizza trasferendo oneri da un soggetto ad un altro o, come nel caso che muove i timori dai quali siamo partiti, togliendo ad uno prospettando una diversa utilità proveniente da un servizio pubblico.
“Si può capire – scrive la Rossini – che un governo di giovani e belli sia poco sensibile a queste tematiche, ma è insopportabile l’ennesimo gioco delle tre carte: si dice che si toglierebbero le indennità per offrire maggiori servizi”. Una illusione, “quando sono già noti i tagli alle Regioni, che quindi dovranno risparmiare ancora sulla spesa sociale e sanitaria”.
Una evidente ipocrisia di chi ha pensato a questa “razionalizzazione” della spesa sociale sanitaria, certamente necessaria. Ma partire dai disabili ed anche solo immaginarlo nel marasma dell’inefficienza di molte strutture italiane è veramente segno di mancanza di umanità, di gravissima incapacità di comprendere un dramma personale purtroppo diffuso nelle famiglie italiane.
È in queste cose che si misura il livello di civiltà di un popolo e di capacità della classe di governo di rispondere alle domande di giustizia sociale che provengono dalla gente.