Comunicato stampa del Comitato Lombardo per La Vita Indipendente
Como, 19 febbraio 2015
Poco prima di una condivisibile dichiarazione sul nuovo Isee trasmessa alle 7.15 di lunedì 16 febbraio su Radio Popolare, l’associazione Ledha ha voluto esprimere un suo parere sulla proposta di legge presentata dal Partito Democratico in Consiglio Regionale dicendo che “i progetti di legge sono un passo avanti, ma non bastano. Il diritto alla Vita Indipendente e all’autodeterminazione deve riguardare tutti, anche le persone con le disabilità più gravi”,.
Certe affermazioni, soprattutto se ripetute, finiscono per sedimentare nella cultura, motivo per cui ci sentiamo in obbligo di fare alcune precisazioni, anche perché la nostra associazione, il Comitato lombardo per la Vita Indipendente dalle persone con disabilità, è stata tra coloro che hanno voluto insistentemente che questo progetto di legge venisse depositato (tra l’altro pare che anche il movimento 5Stelle ne abbia depositato uno e che un altro sia in arrivo da parte della Lega Nord). Esso ha il pregio di assegnare allo strumento “assistenza personale autogestita con finanziamenti indiretti” il primato per il raggiungimento del diritto all’autodeterminazione delle persone con gravi disabilità. L’affermazione sopra citata che la Ledha ripete come uno slogan ogni volta che si parla di assistenza personale per la Vita Indipendente, è fuorviante se utilizzata per commentare il progetto di legge in questione, perché in nessun punto del testo viene limitato il diritto di assegnare l’assistenza personale a una qualche disabilità particolare, ed inoltre in un apposito comma si afferma che, accanto all’assistente personale (una figura professionale scelta, addestrata, formata, impiegata o esonerata dalla stessa persona che ne usufruisce), ci sono casi in cui si può ricorrere ad altre figure di supporto titolate. Non serve citare qui altri punti utili ad ampliare l’elenco degli accorgimenti previsti.
Dire che l’assistenza personale deve diventare un’Unità d’Offerta in regione Lombardia significa volerla mettere in condizioni di pari dignità con altre forme di intervento che oggi sono considerate Livelli Essenziali di Assistenza, ossia interventi che non possono essere negati quando ce n’è la necessità. Quando la Ledha, Lega per i Diritti delle Persone con disabilità, minimizza la sostenibilità e la proponibilità delle nostre richieste solo perché non tutti ne possono godere, affermazione tutta da dimostrare, è come se togliesse il diritto di fruirne anche a coloro che potrebbero avvalersene; sarebbe come chiudere le tubature dell’acqua a tutti solo perché alcuni la sprecano o, come direbbe Raffaello Belli, negare la patente a tutti per paura che qualcuno faccia un incidente.
La proposta di legge in questione, l’abbiamo già detto durante il convegno, presenta diverse criticità, ma forse non potrebbe essere diversamente considerando il sistema di welfare lombardo in cui essa si inquadra: concede troppo alla burocrazia; assegna ruoli a soggetti che con la vita indipendente non hanno nulla a che fare (il Terzo Settore; i Sindacati; i Patronati) trasformando la vita privata delle persone con disabilità in una palestra in cui tutti hanno il diritto di esibire le proprie performance. Lascia pochi margini di scelta alla persona con disabilità. Quale categoria di persone subisce così tante invasioni in nome della propria condizione?
Ci auguriamo che i Consiglieri regionali del Pd, ma anche degli altri schieramenti politici, persistano nel portare avanti la loro proposta di legge e che, nel confrontarsi, sappiano, magari con il nostro aiuto, porre rimedio agli aspetti meno favorevoli alle libertà individuali, che non si lascino sviare da generiche affermazioni come quella che vi abbiamo illustrato, ma che operino le loro scelte con l’intento di allargare il numero dei diritti di cittadinanza anche a tutti i cittadini e le cittadine con disabilità.
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La portavoce del
Comitato Lombardo
per la VITA INDIPENDENTE
delle PERSONE con DISABILITÀ
Ida Sala