Per un nuovo welfare nella Regione Campania.

Una descrizione analitico-sintetica dell’assistenza indiretta e del concetto di Vita Indipendente.

di Claudio Roberti

fonte. Linkabile

Per quanto attiene segnatamente le persone disabili non autosufficienti, recentemente molti profili, soprattutto politici, burocrati, giornalisti e operatori della riabilitazione, hanno “scoperto” l’assistenza indiretta e il concetto di Vita Indipendente (cfr. www.enil.it.), che usano liberamente ma sovente non del tutto consapevoli dei caratteri e delle implicazioni. Assistenza indiretta intesa come presupposto sostanziale e istituzionale alla V. I., fondamentalmente, poter vivere proprio come chiunque altro: avere la possibilità di prendere decisioni riguardanti la propria vita e la capacità di svolgere attività di propria scelta, con le sole limitazioni contestuali che hanno le persone senza disabilità.

Ciò vuol dire affrontare tutte le questioni che riguardano specificatamente le persone con disabilità secondo una particolare filosofia che potremmo chiamare della libertà nonostante la disabilità. La V. I. non dovrebbe essere definita in termini di “vita per conto proprio”, piuttosto una vita comunque dotata di dignità sostanziale.

Essa è indispensabile per chi studia da studente e/o da studioso, oppure si proietta nell’esercizio di un lavoro mirato alle proprie capacità produttive. E’ indispensabile in ogni età per chi vuole coltivare propri interessi, esercitando una vita sociale dignitosa, gratificante, ovvero acquisitiva e restitutiva.

Tale vita non coincide neppure con il “fare da sé” le cose, con l’essere autonomi, visto che nella disabilità indipendenza e autonomia non sono sinonimi, sono concetti diversi, malgrado contigui, interfacciati, per non linearmente sequenziali o propedeutici in forme deterministe. In tutti i casi la V.I. è presupposto ottimizzante per un uso propedeutico e integrato della gamma degli ausili materiali e virtuali. La V. I. ha peso antropologico perché attiene l’autodeterminazione e quindi il dispiegamento abilitativo (incluso riabilitativo) del soggetto agente rispetto ai contesti sociali nel loro complesso.

È il diritto e l’opportunità di orientare e perseguire una linea di azione recando la libertà di sbagliare e/o fare bene. Di guisa, imparare dalle esperienze, esattamente come può e deve avvenire per persone che non hanno disabilità. Quindi è buona prassi rispetto alle pari opportunità, NON discriminazioni, segnatamente verso i giovani, tanto più se donne fra esposizioni… bisogni ed aspirazioni. Si tratta di un modello di welfare state mirato che riguarda espressamente le persone con disabilità, tuttavia chi lo persegue sa che attorno a ogni persona con disabilità che sia libera, si aprono in sicurezza e serenità spazi di libertà per madri, padri, fratelli, sorelle, figli, figlie, mogli, mariti, compagne, compagni, amiche, amici relazionati.

Si aprono universi combinati, creativi, sinergici, essi sono meritevoli di riflessioni e rappresentazioni mediatiche!

Attenzione, si propongono nuovi spazi di lavoro qualificato, tale offerta si rivolge alla domanda di giovani NON disabili di ogni genere a mezzo della figura dell’Assistente Personale (Personal Assistent), da contemplarsi (almeno) in una relazione “uno ad uno”. V. I. contempla elasticamente anche percorsi personalizzati (parziali e graduali) per minori e finanche per chi NON sa e/o riuscirebbe ad autodeterminarsi. Tali specifici e delicati percorsi contemplano un adeguato controllo di genitori, familiari e/o l’impegno della recente figura dell’Amministratore di Sostegno, a mezzo dell’ignorata legge n. 6/2004. La V. I. è la migliore soluzione al “dopo di noi” (di loro) genitoriale perché affranca i figli all’emarginazione e dalle istituzioni totali, qualsiasi sia la loro definizione formalistica. Il modello geoculturale dell’Indipendent Living (cfr. ww.enil.eu) all’impatto iniziale può apparire non facile e finanche rischioso, ma nel mondo da circa mezzo secolo milioni di persone con disabilità considerano questo obiettivo ben più elevato rispetto ad una vita di abbandono e sofferenza, oppure di dipendenza strumentale, di delega, con limitate possibilità ed aspettative tradite.

Inoltre questa soluzione garantisce salubrità per la persona, è agenzia di socializzazione e libera energie a favore del sistema paese impegnato nell’odierna e futura cooperazione/competizione definita comunemente globalizzazione.

L’antropologia della V. I. muove da un consolidato modello di welfare state mirato e ponderato; funzionale alla legge di natura perché risponde in primo luogo ai Diritti Umani, Soggettivi (alias di Cittadinanza) e quindi Inviolabili. Le fonti di diritto attengono alla giustapposizione tra la Costituzione della Repubblica Italiana e la Convenzione ONU dei Diritti delle Persone Disabili, Ratificata dalla UE nel 2012 e dall’Italia con la Legge 18/2009. Da qui è scaturito l’Osservatorio (…) e da esso il I° Piano di Azione Biennale recepito dal DPR 303/2013, i cui effetti immediati rendono carattere di obbligatorietà nazionale a quanto enunciato ambiguamente… con la legge n.162/1998. Del resto, la cogenza di tale potente combinato normativo includente la medesima Carta dei Diritti UE, è stato sancito dalla Sentenza della Corte Costituzionale N° 236/2012. Comprendere la portata in termini di esigibilità perfetta di questi passaggi è fondamentale. Attenzione, non solo rompe con il vecchio paradigma del ritardo, oblio ed elusione SU di noi a fondamenta ideologiche, ma nell’immediato innesca limiti di legittimità nelle forme e modalità di applicazione dell’nuovo ISEE. Del resto, un recente studio scientifico-giuridico realizzato dal CNR di Firenze su indirizzo culturale e committenza di ENIL Italia (lo studio è molto recente e non ancora pubblicato) dimostra la fondatezza di un dato di fatto che andava recepito prima dal ceto politico e dirigenziale del nostro Paese, onde evitare conflitti politici, contenziosi giudiziari e figuracce in sede culturale!

In termini geopolitici tale modello sociale è inclusivo sin dalla seconda metà del secolo breve, quindi è buona prassi esigibile negli USA, Canada e in molti Stati della UE, non solo quelli centrali. In Italia ha ampiamente superato la fase sperimentale con successo nelle seguenti regioni: Toscana, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Val d’Aosta, Veneto, Marche, Sardegna e poi ha iniziato un suo interessante iter in Puglia, Abbruzzo e Molise. Tali regioni vantano rispettive Leggi Regionali di profilo tematico, alcune da varie legislature. Nelle città di Roma, Milano ed in vari Comuni della Lombardia sono esigibili da anni progetti di assistenza indiretta praticati in forma di V.I. Invece la Regione Campania è al sottozero o dintorni, Basilicata, Calabria e Sicilia idem, eccetto “isole elitistiche” o singole controtendenze!

Purtroppo a Napoli da vari anni esiste una forma di surreale assistenza indiretta di fatto inesigibile e discriminatoria per evidenti limiti burocratici resi da vincoli ideologici di vecchio stampo.

Eh, tutto questo deve cessare, presto! Infatti, l’assistenza indiretta reca anche un carattere peculiare da imporla all’ attenzione di ogni istituzione preposta al controllo e/o gestione della cosa pubblica: rispetto alla famigerata e vetusta assistenza diretta presenta risparmi marcatamente superiori al 50%. Tale dato è desumibile da vari ragionamenti e ricavabile da varie fonti. E’ giunto il momento che ogni discorso inerente la spending review tenga conto di tale tratto e ISTAT ed EUROSTAT dovrebbero rendere o costruire dati, da cui non è possibile più eludere. Le O. n G. che si occupano della tematica hanno il diritto-dovere di sollecitare tutte le istituzioni italiane ed europee in tal senso. Questo è il vero rigore nei conti scevro da inefficacia e arbitri di potere.

In Campania occorre una netta inversione di tendenza, anche da parte di chi vuole rappresentare istanze e diritti delle persone disabili e loro famiglie. Dall’insieme dei segmenti di cui sopra e segnatamente quelli ultimi, ne deriva che la Regione Campania debba colmare i suoi datati e continuativi ritardi in materia di assistenza indiretta finalizzata a progetti personalizzati e rendicontati per la Vita Indipendente. Detti percorsi devono essere facilitati, formati e tutelati burocraticamente a mezzo Agenzie per la Vita Indipendente curate da O.N.G. del territorio recanti comprovata cultura tematica. Pertanto, nell’immediato occorre una Delibera di Giunta finalizzata alla materia. In seguito si deve arrivare ad una Legge Regionale.