Disabili uscite allo scoperto, cosa comporta?

Uscire allo scoperto è pericoloso? E che cosa comporta?

Si è pericoloso perché la città dove vivi potrebbe avere delle grosse barriere architettoniche. Torno a ribadire che barriere architettoniche sono frutto di barriere culturali più difficili da abbattere. Uscendo per la prima volta da casa tua come ti conviene approcciare le barriere architettoniche? Vanno sicuramente affrontate con calma e con metodo. Per esempio vado in giro in carrozzina elettrica sto molto attento non solo alla strada d’avanti ma anche a quella che mi lascio alle spalle. Cerco di memorizzarmi i possibili attraversamenti che lascio indietro perché potrebbero essermi utili se trovo delle barriere architettoniche insormontabili lungo la strada.  Per evitare di cadere o venire investito occorre prestare molta attenzione e avere una buona dose di pazienza, mai lasciarsi trasportare dalla fretta, dalla sfiducia e dalla rabbia, sono cattive consigliere.

Molto spesso le amministrazioni pubbliche affermano che nella loro città le barriere architettoniche sono state abbattute. Nessuna amministrazione comunale ha fatto testare l’abbattimento delle barriere architettoniche da una persona con disabilità. Questo atteggiamento da parte delle amministrazioni pubbliche, non permette di constatare direttamente se è stato fatto un buon lavoro oppure no. Gli errori più ricorrenti nell’abbattimento delle barriere architettoniche per gli attraversamenti pedonali sono i seguenti:

·         Si va l’assenza degli scivoli.

·         La sosta selvaggia che impedisce di scendere dall’apposita rampa.

·         Gli scivoli molto ripidi o sono rifiniti male:

o    Nonostante lo scivolo c’è comunque la presenza di un gradino all’inizio della rampa.

o    Manca l’asfalto o attorno allo scivolo ci sono dei buchi.

·         Sui marciapiedi troviamo dell’arredo urbano (segnaletica stradale, gli alberi ecc.) che impediscono di fruirne.

Tutto questo porta l’emarginazione della persona con disabilità che non vive la propria città come madre, ma come matrigna. Questa emarginazione provoca una mancata integrazione sociale, lavorativa, umana e solidale. Si anche lavorativa hai letto bene: se non riesce ad uscire di casa e raggiungere il luogo di lavoro, come si può iniziare a lavorare? In molte località non ci sono dei mezzi pubblici accessibili o dei servizi di trasporto delle persone con disabilità, per cui l’unico modo di muoversi è la propria carrozzina.

Una persona disabile che vive in città con molte barriere architettoniche preferisce stare a casa per non correre rischi. Questa persona deve essere dotata di una grande forza psicologica-mentale per uscire da casa propria affrontano la giungla cittadina. Se si è deboli psicologicamente si sceglie la strada più comoda: stare in casa. Ma quando si prende la decisione di uscire di casa, occorre anche sapere di non bastare a te stesso, cosa vuol dire? Semplice se ti trovi in pericolo (o pensi di avere delle difficoltà) chiedi aiuto alle persone, non vergognarti. Non è colpa tua che sei una persona disabile, è colpa delle barriere mentali che impediscono l’abbattimento delle barriere architettoniche. Nella mia vita ho scoperto che la disabilità è un dono.

Faccio una considerazione sull’aiuto che le persone normodotate ti possono dare. A Milano ho notato che mi guardano, anche di sfuggita con un senso di presunto distacco, che non lo è affatto. Tendono a darmi una mano se la chiedo: c’è chi lo fa di slancio o chi è un po’ restio, perché ogni persona reagisce a modo suo. Visto che probabilmente questo passante non sa come aiutarmi, occorre pazienza e chiarezza nello spiegare come può essermi d’aiuto. Non te la prendere se non trovi subito qualcuno che ti aiuti, come ho detto prima ogni persona reagisce a modo suo, accetta la sua libertà.  Generalmente quando chiedo aiuto lo fanno e il loro atteggiamento è di aiutare una persona in difficoltà senza pietismo, dando il giusto peso ovvero sulla persona che è in difficoltà e non su una forma di pietismo. Adesso tocco un altro argomento ovvero la differenza tra il nord e il sud Italia e tra piccole e grandi città. In meridione ti aiutano con un grande cuore e si intrattengono anche a parlare con te, ma nei loro occhi prevale una forma maggiore di pietismo rispetto alla dignità della persona. E’ una differenza culturale che non è da poco, solo il tempo può la può far superare. Probabilmente al nord si è più abituati al fatto che i disabili escono di casa rispetto che al sud. La cultura borbonica tende a nascondere i problemi in casa è ancora prevalente anche se sta per essere superata. Questo lo affermo con cognizione di causa essendo i miei genitori meridionali della provincia di Avellino. Fino a qualche decennio fa avere un figlio disabile era una vergogna sia per il nord che per il sud, tuttavia il nord assorbendo una cultura mitteleuropea ha superato questo stadio prima del sud. Al sud si sta superando questa cultura e i disabili si iniziano a farsi vedere in strada. Un’altra differenza che non è solo nord/sud ma è anche tra le grandi città e le città piccole o paesini. Nelle grandi città si vedono scivoli, i segnalatori acustici per i non vedenti o ipovedenti, c’è una circolazione di idee maggiore. Nelle piccole realtà si e no c’è una persona con disabilità per cui è molto limitata la conoscenza e quindi l’aiutante risulta molto più impacciato.

Adesso tocco ancora la differenza tra il nord e il sud ma questa volta dal punto di vista sociale. Al nord si punta più sull’inclusione della persona disabilità, con certe titubanze localmente ancora forti.  Ho già toccato la presenza di barriere architettoniche in questo articolo, ma non sono affatto da trascurare anche i limiti di alcuni servizi pubblici accessibili e servizi alla persona. Autobus, taxi e treni accessibili sono realtà a macchia di leopardo al nord, come del resto l’assistenza domiciliare indiretta come servizio alla persona. Al sud si punta più sulla famiglia e sull’amore, questo provoca una minor inclusione nella società e infatti oltre alla presenza massiccia di barriere architettoniche, non troviamo servizi pubblici accessibili, se non in rarissimi casi, e a parte la Puglia un assenza pressoché totale dell’assistenza domiciliare indiretta che è un ottimo servizio alla persona.

Quindi conviene uscire allo scoperto? Certamente conviene uscire per te stesso, per crescere sia umanamente e sia come cittadino. Per denunciare civilmente le barriere architettoniche e le tue istanze. Un consiglio: apri un blog o un canale YouTube un qualcosa che raccolga e spieghi le barriere mentali architettoniche della tua località. Il mondo vale certamente la pena di essere vissuto, quindi coraggio palle quadrate e avanti tutta.