Quando i diritti basilari dei disabili diventano miraggi

Rosarno – Roma, A/R: il diario di viaggio di chi ogni giorno si contra con le barriere architettoniche e culturali disseminate nel nostro Belpaese

Eccomi appena rientrata dal mio breve viaggio a Roma. Due giorni passano in fretta ma non senza aneddoti da raccontare, cose da scoprire, da imparare e da condividere.

Mentre percorriamo le vie di Rosarno in auto, la prima cosa che colpisce è l’accumulo enorme di sacchetti di spazzatura accanto ai bidoni stracolmi, piccole montagnette puzzolenti, devastate da gatti e sicuramente da topi, che fanno senso. Questo problema è comune a quello di tanti altri paesi ma qui si aggiunge a molti altri problemi forse ancora più gravi.

È una bella mattina con il sole anche se c’è un po’ di vento. L’inverno da noi è sempre più clemente rispetto al nord e al centro. La temperatura nella bella Roma, pur sempre con qualche grado in meno rispetto alla Calabria marina, di solito è  accettabile.

Arriviamo alla stazione di Rosarno e il primo pensiero, mentre mi preparo a scendere dalla macchina, è sapere su quale binario arriva il treno, un intercity proveniente da Reggio Calabria.
Mi domando se l’ascensore sia stato finalmente messo in funzione. Ricordo di averlo visto per la prima volta nel 2008, ma non so se è esattamente quello l’anno di realizzazione; ricordo invece che pensai che finalmente la Rete Ferroviaria Italiana si stava adeguando a quelle che sono le esigenze dei passeggeri con disabilità e mobilità ridotta e me ne rallegrai. All’epoca chiedemmo all’ufficio movimento della stazione quali fossero le modalità per poterne usufruire ma ci fu risposto che non era ancora stato messo in funzione. Pazienza, pensai che magari ne avrei usufruito la prossima volta. Per raggiungere il terzo binario mi dovetti arrangiare a scendere le scale del sottopassaggio con i miei piedi, pian pianino, per fortuna il tempo c’era, essendo arrivati con un po’ di anticipo, altrimenti dubito che il treno mi avrebbe aspettato. Anche questa volta il mio treno arriva sul terzo binario, per cui speranzosi ci rivolgiamo subito ai ferrovieri in servizio i quali ci comunicano, con mio grande rammarico, che l’ascensore non è mai stato messo in funzione, insomma sta lì in bella mostra, in tutto il suo splendore, ma è come se non esistesse, è semplicemente un miraggio. Niente da fare, bisogna utilizzare come sempre i metodi tradizionali che, anche se con fatica, ancora funzionano. Il tempo c’è anche questa volta e, per fortuna, non mi devono sollevare di peso. Mi chiedo però, per tutto il tragitto (lunghissimo, per me, credetemi) come facciano quelli meno fortunati di me. Mi chiedo quando vedremo in funzione ‘sto benedetto ascensore. Ho tempo per farmi domande, ma non arriva mai il tempo delle risposte.

Salgo sul treno, sempre aiutata da mio padre perché a Rosarno non è predisposto il servizio assistenza viaggiatori. Una volta sistemata, il controllore mi domanda se ho richiesto assistenza per il mio arrivo. Confermo di aver telefonato all’ufficio competente come indicatomi dalla biglietteria e di aver fatto regolare richiesta. Dopo un po’ lo vedo tornare per informarmi di aver verificato: non risulta alcuna richiesta. Naturalmente mi sono un po’ lamentata, ma subito mi ha rassicurata: se ne sarebbe occupato lui. Alla fine risulta che la richiesta è stata fatta dal capotreno e non da me, come se fossi partita all’improvviso per un’emergenza, come se non  avessi avuto il tempo per farlo. E ovviamente devo pure ringraziarlo del favore.

Arrivati a Roma, ho pensato di recarmi subito a fare la prenotazione dell’assistenza per il viaggio di rientro, pur avendo già i biglietti, per evitare la stessa sorpresa, considerato che la mia prenotazione doveva teoricamente coprire anche il ritorno, non era nemmeno stata registrata. Mi sono quindi recata nella cosiddetta Sala Blu per scoprire, con mio grande disappunto, che non possono darmi l’assistenza di cui necessito: il servizio è garantito solo dalla stazione di partenza, ma non in quella di arrivo (Rosarno) dove risulta momentaneamente sospeso. In realtà, mi rivelano, non è mai stato attivato (come l’ascensore, penso io). La soluzione che mi viene prospettata è quella di scendere in un’altra stazione, scegliendo tra la più vicina possibile, dove è garantito il servizio di assistenza.

Mi toccherà quindi scendere a Lamezia Terme, che dista da Roccella Jonica circa 117 km contro i 49 km di Rosarno (bel guadagno per chi deve venire a prendermi).

Non resisto però alla curiosità di chiedere come mai a Rosarno non esiste ancora il servizio. Non manca, insieme alla risposta, una certa risatina ironica, secondo me fuori luogo. Il problema è semplice ed è locale: riguarda una realtà controllata e gestita da cosche malavitose, che fanno da padrone, per cui non si riesce ad organizzare tranquillamente quella che è una normalissima gara di  appalto per le cooperative. Roba da Striscia la notizia!

A parte i disservizi subiti, devo dire che l’accoglienza dei parenti che mi hanno ospitata è stata calorosa, persino il tempo è stato clemente. Il primo giorno c’è stato uno splendido quanto inaspettato sole in un cielo azzurro intenso, che non aveva nulla da invidiare all’azzurro del mio cielo calabrese. Il secondo giorno era già sul nuvoloso e minaccioso di pioggia, ma mi ha dato il tempo di tornarmene a casa con un bellissimo 27/30 preso all’esame di Sociologia dei processi culturali. Niente male, vero?

fonte: scirocconews.it