Per i disabili c’è poco da festeggiare

In Italia, tra i nuovi deputati e senatori, i disabili si contano sulle punta delle dita di una mano. Non certo una novità. Semmai una costante della storia politica del nostro paese. Se può confortarci, però, non siamo gli unici a detenere questo poco invidiabile primato. Caso esemplificativo quello inglese.

Nel Regno Unito, infatti, nonostante una persona su sei presenti una disabilità, solo una manciata di loro è parlamentare.  A dispetto del successo che hanno avuto Oltremanica politici del calibro di Jack Ashley e David Blunkett, la rappresentanza delle persone con disabilità, in realtà, non è notevolmente migliorata negli ultimi anni. Forse è troppo aspettarsi che almeno 1/6 dei parlamentari abbia una disabilità, ma i sudditi di Sua Maestà si chiedono se non fosse positivo che la Camera dei Comuni assomigli un po’ di più alla società che governa. In questo modo, molte delle petizioni delle organizzazioni disabili potrebbero trovare un trattamento diverso e avere più voce in capitolo.

Il governo britannico è consapevole del problema e lo scorso anno ha dato vita ad un programma che stanzia borse di studio rivolte a persone disabili con aspirazioni politiche. Il fondo, chiamato Access to Elected Office for Disabled People, dispone di 2,6 milioni di sterline e le persone interessate possono richiedere fino a 20mila sterline di contributo. Londra dice che si tratta di livellare il “campo da gioco” per le persone disabili, piuttosto che dare loro un vantaggio sleale. Il denaro, infatti, può essere utilizzato per pagare, ad esempio, i costi di trasporto in più che può avere una persona con difficoltà di deambulazione, o fornire interpreti del linguaggio dei segni per aspiranti parlamentari non udenti. Tuttavia, fino a febbraio 2013 sono stati erogati appena 34mila sterline ai sei candidati che hanno presentato domanda, altre sei richieste sono sotto considerazione in questo momento. Se questo ritmo continuerà, e ci si augura di no, solo una frazione del fondo sarà spesa entro l’estate 2014, momento in cui terminerà il programma governativo.

Nel Regno Unito non mancano altre iniziative per sostenere l’accesso dei disabili nell’arena politica. In questo senso, il gruppo Disability Politics UK, propone l’approvazione di una legge che permetta al parlamentare eletto il cosiddetto “job share”. Secondo l’associazione, che ha realizzato una campagna di sensibilizzazione ad hoc, la condivisione del lavoro permetterebbe a un maggior numero di persone con disabilità di entrare in parlamento.

fonte: www.west-info.eu