DISABILITA’ INTELLETTIVE: QUANDO LA SOCIETA’ NON TUTELA

Speziale (Anffas): “Le persone con disabilità e le loro famiglie hanno fatto e stanno facendo sforzi immani per conquistare e rivendicare il raggiungimento della maggiore autonomia possibile e dell’inclusione sociale, ma questi sforzi possono essere resi vani da un ambiente, una comunità, una società con pregiudizi, scarsa conoscenza e barriere culturali

La cronaca ci ha reso, nel recente passato, alcuni casi che hanno visto protagoniste persone con disabilità intellettive e/o relazionali. Ci riferiamo ad esempio al caso del ragazzo autistico scambiato per pusher e arrestato a ottobre dello scorso anno, ma anche alla recentissima condanna a morte – poi sospesa – per un detenuto statunitense disabile mentale.

Ultimo in ordine di tempo, la morte negli Usa di un ragazzo affetto da Sindrome di Down dopo essere stato arrestato, mentre era in custodia della polizia. In particolare da questo ultimo fatto prende spunto una riflessione di Roberto Speziale, presidente di Anffas Onlus (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), che condividiamo in pieno e di seguito pubblichiamo.

“Se ancora oggi può capitare che un ragazzo con la sindrome di down esca per andare al cinema e lì venga arrestato e muoia, anche se avviene lontano da noi, anche se avviene in America, non possiamo che dirci sconfitti, sotto molti punti di vista” commenta Roberto Speziale. “Nessuno dovrebbe vedere messa in pericolo o addirittura perdere la vita nel corso o a causa di un intervento da parte delle forze dell’ordine, ma che ancora oggi la disabilità – specie intellettiva e/o relazionale – possa rappresentare un fattore di rischio aggiuntivo o determinante in tal senso è del tutto inaccettabile”.

“Le persone con disabilità e le loro famiglie hanno fatto e stanno facendo sforzi immani per conquistare e rivendicare il raggiungimento della maggiore autonomia possibile e dell’inclusione sociale, ma questi sforzi possono essere resi vani da un ambiente, una comunità, una società con pregiudizi, scarsa conoscenza e barriere culturali. In questo caso, per esempio: gli agenti di polizia erano adeguatamente formati e preparati su come comportarsi nei confronti di una persona con disabilità intellettiva? La tragica conclusione della vicenda ci fa propendere purtroppo per il no”.

“E con l’occasione” aggiunge Speziale “vogliamo anche ricordare che proprio in questi giorni è stata – a differenza di altri casi, dove invece la condanna capitale è stata eseguita – sospesa in extremis l’esecuzione di un’altra persona con disabilità intellettiva in Georgia”.

“Sono questioni” conclude il Presidente “che devono farci riflettere tutti sul rispetto dei diritti umani delle persone con disabilità in tutto il mondo, anche quando sono in carcere o sottoposte a misure di sicurezza o restrizione della libertà. In Italia abbiamo tanti problemi e tanti difetti ma simili episodi fortunatamente non accadono e nessuno penserebbe mai di condannare a morte una persona con disabilità intellettiva. Speriamo che il Presidente Obama, che sotto tanti punti di vista rappresenta un punto di riferimento mondiale, si interessi direttamente di tali questioni, non soltanto per garantire giustizia al povero Robert ed alla sua famiglia, ma anche e soprattutto per dare un segnale importante al mondo intero sul fatto che le persone con disabilità devono essere SEMPRE difese e rispettate da tutti a partire dai loro diritti civili ed umani e nella loro dignità di persone”.

Per info:

Anffas Onlus

IN DISABILI.COM:

LA PROCURA APRE UN’INCHIESTA SUL RAGAZZO AUTISTICO SCAMBIATO PER PUSHER

LE PERSONE CON DISABILITA’ INTELLETTIVA POSSONO VOTARE!

Tratto da: http://www.disabili.com