Una riflessione me la pongo a questo punto su noi persone disabili.
Ho già fatto qualche provocazione nei miei articoli e sulla bacheca di Maximiliano Ulivieri su Facebook, su come noi disabili ci poniamo verso il mondo.
La mia domanda è: dove sono i disabili in giro?
Come ho scritto qualche giorno fa io non vedo disabili in giro a Milano. Da quando esco di casa ho visto solo una ragazza in carrozzina elettrica al bar Magenta e un gruppo di disabili che probabilmente facevamo parte di un' associazione sportiva.
So che esistono tanti disabili in Italia, il 4,8% della popolazione cioè circa 2.600.000 persone, ma dove sono? Molti disabili si rintano nelle associazioni e non ne escono più fuori. Ma perché? Il problema è la mentalità. Spiego meglio: un disabile spesso sta a casa e va in associazione, quindi passa da un luogo sicuro ad un altro luogo sicuro. In strada non si vede e pertanto la società non lo conosce e lo reputa scomodo, perché fa presente la sofferenza e il disagio. Magari lui non soffre ma i normodotati lo vedono e pensano "o poverino". Io non mi sento poverino ma effettivamente andare in giro, prendere l'autobus, la metropolitana è scomodo, sia per noi che per chi ci vede. Per noi perché gli autobus, le metropolitane, gli scivoli non funzionano, per loro perché facciamo presente il disagio che viviamo. Ed ecco qui che noi preferiamo rintanarci nelle associazioni per stare al sicuro e non rischiare. E poco importa se queste associazioni abbiano finalità ricreative, aggregative o sportive, perché l'importante è stare tra di noi. Lo scopo di questo blog è partito con il fare un censimento dei locali accessibili, e perché? Perché tu ci vada con la tua associazione? No, perché tu ci vada da solo, o con un amico, e trovi la forza di uscire da te stesso e dalle tue sicurezze.Vuoi una donna che ti ami? Vuoi un uomo che ti ami? Impara a stare con gli altri e a superare le tue paure, oppure resta nella tua associazione ma non pensare che gli altri, nel momento in cui esci di casa ti debbano capire, magari facendo l'indignato. Non è così: non è possibile che io in giro non veda persone disabili e allora non c'è da stupirsi se il mondo esterno non ci accoglie come parte integrante della società ma soltanto come persone bisognose di aiuto. Se occupassimo tutti i giorni i marciapiedi delle nostre città, gli autobus e gli scivoli, faremmo crescere nella cittadinanza la consapevolezza che esistiamo e che siamo uomini e donne come tutti e non solo dei "poverini".<
Non solo lo Stato o la cittadinanza devono cambiare ma, in primis noi disabili. Ma come puoi pensare di essere integrato nella società se sei un fantasma perché nessuno ti vede? Come puoi viaggiare comodamente se non ti si vede né sugli autobus né sui treni ? Come puoi pretendere che un locale sia accessibile se non ti si vede mai a consumare?
E allora disabile, fatti vedere!
Penso sia sacrosanto ciò che dice Claudio,credo che se le persone con disabilità divenissero una massa critica,numericamente,e come consapevolezza dei propri diritti e doveri,non sarebbero più considerati una semplice super minoranza a cui non si deve attenzione, semmai la commiserazione,un gesto caritativo, un pellegrinaggio,ecc.Talvolta ho pensato che occorrerebbe scendere nelle piazze,sistematicamente,in tanti in tantissimi,addirittura un pò di living theatre, nel senso di essere più persone possibile,e di invitare anche i non disabili a farsi prestare una carrozziona e provare come ci si sente da quella posizione,ecc . Si sentiranno assediati da questo popolo….. seduto. Effetto principale, far capire che in disabili esistono e non sono delle mosche bianche.Comunque Claudio,i 2.000.600 disabili comprendono tutte le categorie,gli autistici,gli ammalati mentali gravi,o l'anziano ammalato e non autosufficiente,non si può pensare che tutti ce li ritroviamo in piazza.magari,però in questi casi potrebbe essere la famiglia a farsi portavoce dei loro diritti e bisogni.A dimenticavo,non sono disabile, ma una società giusta deve essere a misura di tutti e di ognuno.Buon lavoro!
Penso sia sacrosanto ciò che dice Claudio,credo che se le persone con disabilità divenissero una massa critica,numericamente,e come consapevolezza dei propri diritti e doveri,non sarebbero più considerati una semplice super minoranza a cui non si deve attenzione, semmai la commiserazione,un gesto caritativo, un pellegrinaggio,ecc.Talvolta ho pensato che occorrerebbe scendere nelle piazze,sistematicamente,in tanti in tantissimi,addirittura un pò di living theatre, nel senso di essere più persone possibile,e di invitare anche i non disabili a farsi prestare una carrozziona e provare come ci si sente da quella posizione,ecc . Si sentiranno assediati da questo popolo….. seduto. Effetto principale, far capire che in disabili esistono e non sono delle mosche bianche.Comunque Claudio,i 2.000.600 disabili comprendono tutte le categorie,gli autistici,gli ammalati mentali gravi,o l'anziano ammalato e non autosufficiente,non si può pensare che tutti ce li ritroviamo in piazza.magari,però in questi casi potrebbe essere la famiglia a farsi portavoce dei loro diritti e bisogni.A dimenticavo,non sono disabile, ma una società giusta deve essere a misura di tutti e di ognuno.Buon lavoro!
Grazie per le tue parole, hai compreso esattamente questa mia riflessione di qualche tempo fa ma ancora attuale. Mi piacerebbe coinvolgere qualche associazione per fare il D-Day disabile day in modo da farci vedere in giro come "massa critica" in modo da essere soggetti attivi e non passivi della società. Se una persona disabile lo fa di prima persona sarebbe perfetto, ovviamente non può lo fa la famiglia, gli amici. ecc. ecc. In questo D-Day utoposticamente patlando, mi piacerebbe che partecipassse il sindaco e gli assessori in carrozzona manuale in modo da capire da se stessi come è la propria città a quattro ruote o bendati per simulare la cecità.
PS So che i 2.000.600 disabili sono di tutte le categorie e visto che l'Italia sta invecchiando saranno destinati inevitabilmente ad aumentare.
P.S . Mi ha fatto piacere leggere il tuo commento, spero di vederti presto
Grazie per le tue parole, hai compreso esattamente questa mia riflessione di qualche tempo fa ma ancora attuale. Mi piacerebbe coinvolgere qualche associazione per fare il D-Day disabile day in modo da farci vedere in giro come "massa critica" in modo da essere soggetti attivi e non passivi della società. Se una persona disabile lo fa di prima persona sarebbe perfetto, ovviamente non può lo fa la famiglia, gli amici. ecc. ecc. In questo D-Day utoposticamente patlando, mi piacerebbe che partecipassse il sindaco e gli assessori in carrozzona manuale in modo da capire da se stessi come è la propria città a quattro ruote o bendati per simulare la cecità.
PS So che i 2.000.600 disabili sono di tutte le categorie e visto che l'Italia sta invecchiando saranno destinati inevitabilmente ad aumentare.
P.S . Mi ha fatto piacere leggere il tuo commento, spero di vederti presto