I voucher: un’occasione da cogliere o una verità ingannevole?

di Eleonora Campus

Le persone disabili in Italia si trovano ancora una volta davanti ad una iniziativa legislativa potenzialmente lesiva dei loro diritti e che lascia molti dubbi e timori. Si tratta della proposta presentata dal Presidente del Consiglio a maggio 2014 nelle sue “Linee guida per una riforma del terzo settore (clicca qui per leggere il documento ufficiale tratto dal blog di Matteo Renzi), che prevede il cd. “voucher universale” – cioè un buono che ha un valore monetario  che sembrerebbe (tra i dubbi perché non è chiarito anche questo aspetto) sarà uguale per tutti – che può essere usato per avere alcuni beni e servizi come il bisogno di assistenza essenziale (cura). Il buono deve essere speso obbligatoriamente in imprese sociali o soggetti accreditati (già definiti) perché il suo scopo è “favorire” queste realtà nell’ambito della “libera scelta” delle persone disabili.

Cosa manca?: la vitalità della persona disabile stessa. Si potrebbe tradurre così: prendete le persone disabili, rendetele tutte uguali scegliendo voi quanto e dandogli un cartellino del “prezzo fisso”, cioè un “risparmio sulla quantità…”. Dopo averle prezzate al massimo della convenienza, “usate” le persone disabili per garantire il massimo piacere e benessere per la maggior parte della collettività attraverso il vincolo obbligato di spesa volto a favorire un dato sistema di imprese sociali (o soggetti accreditati). Insomma, “ben” due vantaggi collegati a una sola categoria di persone che favorirebbero la maggioranza della collettività (e un dato settore) che possono giustificare l’oppressione di una minoranza…o no…?…..Non si cerca di “favorire” le persone disabili (e le loro famiglie). Si legge nella proposta di una “libera scelta” volta ad avvantaggiare qualcosa di esterno a queste persone, alla loro stessa vitalità, al loro controllo. Tu vali un tot. fisso rispetto alla tua utilità. Non conta la qualità della tua vita, non conta la tua famiglia, non conti come soggetto autodeterminato. Si considera numericamente quanto la collettività può trarre vantaggio da te. In fondo in una democrazia conta la maggioranza…o no…? O ci sono diritti fondamentali che non vanno ingannevolmente aggirati, e una persona veramente libera dovrebbe essere protagonista per decidere da se a chi dare le erogazioni dirette? Il che non esclude controlli del decisore pubblico ovviamente.

Si è letto di alcune aperture alla strada dei voucher – da parte di soggetti volti alla tutela delle persone disabili – soprattutto per la cura, eccezion fatta per le erogazioni dirette che riguardano l’indipendenza della persona disabile. Credo che molti pensano di rientrare nell’eccezione e son tranquilli. Eppure leggendo e rileggendo qualcosa non torna. Si parte dall’elogiare ed aprire la porta a una costrizione (buoni obbligati) della libertà della persona e si “concede” qualche eccezione che restituirebbe questa libertà, questa dignità, questo diritto umano innato che invece dovrebbe venir prima di qualsiasi strumento (cioè prima dei buoni).

La persona può accettare obblighi esterni (e dall’Ente Pubblico, ma non necessariamente con i voucher)  solo quando ogni altra condizione gli sembri impossibile o peggiore. Senza voler  indagare i perché di queste aperture, seppure sarebbero una interessante questione, mi trovo a ricordare che la giustizia sociale deve comprendere la vitalità delle persone disabili come soggetti attivi e liberi di scegliere in quanto autodeterminati.

Se qualcuno obiettasse questa visione perché troppo “liberale” e volesse concentrarsi sul “bene” in se e per se (l’oggetto dei buoni per capirci), ricordo che ogni bene o servizio deve “qualitativamente” partire “dalla persona” cioè da quanto quel bene o servizio sia “adatto” alla persona e da quanto questa ci si possa “adattare”. E ognuno di noi ha una diversa qualità della vita, un suo ambiente familiare, un suo sentire. Perciò, se non si vuole essere tacciati di essere ferventi liberali, si può obiettare a certe imposizioni anche partendo dalla natura stessa del bene o servizio rivolto alla persona: è adatto? risponde alla natura della persona stessa e alla sua esigenza personale? Ci si adatta?  Risponde al suo ambiente di vita e di chi gli sta intorno?.

Tutta l’assistenza (sia essenziale che con finalità sociale) dovrebbe partire da questi presupposti: nessuno può stabilire ad esempio se il voucher è apprezzabile per la cura perchè, anche in questo caso, si deve partire dall’autodeterminazione del soggetto interessato. Inoltre, qualsiasi apertura potrebbe anche mettere a repentaglio quelle “eccezioni” che si ritengono valide e giustificare i buoni anche solo per l’assistenza di base. Ma non si possono dimenticare le battaglie di molte persone disabili per il diritto ad avere gli assegni di cura sulla basa della libertà di scelta e che verrebbero vanificate, declassandole a esigenze meno meritevoli di dignità. Cosa sta succedendo?. Questa è la domanda di molti. Ma non di tutti….Non ho la presunzione di rispondere a questa domanda ma posso esortare a non farsi distrarre da verità ingannevoli, di leggere bene ogni cosa che viene pubblicata e divulgata, di discutere, analizzare e fare rete. Solo così si può realmente cominciare ad essere soggetti attivi capaci di chieder conto e difendersi dalle verità ingannevoli o presentate come idilliache rassicurazioni. Alle potenziali violazioni dei diritti, se confermate, poi sarebbe difficile porre rimedio. E mi chiedo anche se alcuni recenti scontri fra categorie di pesone disabili stesse, abbiamo fatto giogo proprio a distrarre l’attenzione dall’analizzare e riflettere su certi tipi di iniziative.