DISABILITÀ, L’ONU ALL’EUROPA: “PIÙ VITA INDIPENDENTE E FONDI PER L’INCLUSIONE”

Il comitato della Convenzione per i diritti delle persone con disabilità risponde al primo rapporto presentato dall’Ue e raccomanda: “Favorire la de-istituzionalizzazione e la partecipazione delle associazioni di disabili alla vita pubblica con finanziamenti dedicati”

ROMA – Soddisfazione per la novità dell’adesione da parte di un’organizzazione regionale alla convenzione, ma anche richiesta di maggiore armonizzazione della legislazione e delle politiche europee ai principi in essa contenuti: è quanto emerge dalle raccomandazioni del comitato istituito dal Trattato delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità pubblicato il 4 settembre a commento del primo rapporto presentato dall’Unione Europea sulla sua attuazione. Il comitato Onu ha presentato raccomandazioni che dovranno essere attuate dalle istituzioni comunitarie e riportate nei prossimi rapporti (secondo e terzo) da presentare entro il 23 gennaio 2019.

La legislazione venga adeguata d’accordo con le associazioni. “La Ue deve rivedere la sua legislazione per armonizzarla con la convenzione e attuarla, prevedendo un budget, tempistiche e un sistema di monitoraggio”, raccomanda il comitato. In particolare auspica che sia realizzato quanto primail monitoraggio di medio termine della Strategia europea per la disabilità 2010-2020 previsto per il 2015 e che linee guida specifiche siano stabilite in consultazione con persone con disabilità e loro associazioni. Particolare attenzione viene data alla partecipazione dell’Ue e a “un dialogo strutturato” con le associazioni, che deve prevedere “un budget indipendente e finanziamenti adeguati”.

Il comitato sottolinea la “mancanza di provvedimenti che proibiscono la discriminazione delle persone con disabilità” nelle direttive Ue2000/43 (Parità di trattamento indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica), 2004/113 (Principio della parità di trattamento tra uomini e donne all’esterno del mercato del lavoro), 2006/54 (Parità fra gli uomini e le donne nel mercato del lavoro ) e auspica l’adozione della Direttiva su “Equal Treatment” che estenda la protezione dalla discriminazione alle persone disabili.

Diritti di donne, bambini e adolescenti con disabilità. Secondo il comitato, non solo le donne e ragazze con disabilità devono essere incluse nella futura strategia “Gender Equality”, ma anche i programmi e le politiche sulla disabilità devono essere adattati a una prospettiva di genere, monitorandone i risultati con apposite raccolte di dati. Anche la nuova agenda per i diritti dei minori dovrà includere una strategia per ragazzi e ragazze con disabilità e favorire la loro partecipazione nelle decisioni che li riguardano.

Togliere i fondi alle strutture residenziali per finanziare le comunità. Il comitato raccomanda che i fondi strutturali e di investimento vengano usati per sviluppare servizi per ragazzi e ragazze con disabilità e le loro famiglie e per favorire la de-istituzionalizzazione. Prioritario è “favorire la vita indipendente in particolare di persone con disabilità intellettuali o psicosociali che ancora vivono in strutture invece che in comunità”. Forte è la critica all’utilizzo dei fondi europei, da parte di alcuni stati, per finanziare strutture residenziali piuttosto che comunità: “L’Ue sospenda, ritiri e recuperi i finanziamenti che violano l’obbligo di rispettare i diritti umani”.

Mobilità, lavoro, comunicazione e rifugiati disabili. Tra i suggerimenti del comitato quello di una “European Mobility card” per favorire i diritti dei passeggeri con disabilità. Si raccomandano inoltre campagne di comunicazione e sensibilizzazione sui diritti dei disabili e contro i pregiudizi con particolare attenzione alle disabilità intellettive. Importante inoltre “favorire l’attenzione a migranti e rifugiati con disabilità, fornendo adeguate sistemazioni e impedendo la detenzione”. I membri del comitato esprimono “preoccupazione per l’alto tasso di disoccupazione” delle persone con disabilità e raccomandano una specifica “formazione negli stati membri per favorire l’accessibilità nei luoghi di lavoro”, oltre che la “partecipazione alla vita pubblica e culturale”. (lj)

(8 settembre 2015)

fonte: http://www.superabile.it/web/it/CANALI_TEMATICI/Superabilex/Zoom/info1948813825.html