Governo: riforma del III Settore, no profit diventa profit

Premessa

Dopo l’articolo di ieri (ISEE: Ricorso del governo) in cui ribadivo in cui l’indennità di accompagnamento è erogata dallo Stato al solo titolo di minorazione e non un reddito disponibile, oggi vorrei allargare un lo sguardo su un futuro nebuloso in cui probabilmente siamo proiettati: si tratta della riforma del III settore.

Cos’è il III settore

Si tratta di oggetti organizzativi di natura privata ma volti alla produzione di beni e servizi a destinazione pubblica o collettiva (cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, associazioni di volontariato, organizzazioni non governative, ONLUS, ecc.).

Il terzo settore (TS) si differenzia dal Primo, lo Stato, che eroga beni e servizi pubblici, e dal Secondo, il mercato o settore forprofit, che produce beni privati, e va a colmare quell’area tra Stato e Mercato nella quale si offrono servizi, si scambiano beni relazionali, si forniscono risposte a bisogni personali o a categorie deboli secondo approcci che non sono originariamente connotati dagli strumenti tipici del mercato, né da puro assistenzialismo. Nel terzo settore vi sono numerosi soggetti attivi come formazioni sociali intermedie. Tra gli studiosi ed analisti non prevale una linea comune su quali organizzazioni o gruppi rappresentino il terzo settore; altri, invece, ritengono che solo le organizzazioni di privato sociale (OPS), come le associazioni di volontariato, le associazioni di famiglie, le cooperative sociali di tipo A e/o B, le fondazioni, le banche etiche, siano reali rappresentanti del terzo settore.[4]

Fonte http://it.wikipedia.org/wiki/Terzo_settore

L’Indennità di accompagnamento e il III settore.

A mio avviso dietro a questi ultimi attacchi del governo all’indennità di accompagnamento vi è un motivo forte, il III settore. Potrebbe essere che in un futuro non tanto remoto il governo voglia trasformare l’indennità di accompagnamento in voucher spendibili solo con le cooperative del III settore. Perché dico ciò?

Riforma del III settore del governo

La riforma del III settore tramite legge delega del Parlamento demanderà le funzioni del Primo Settore (ovvero lo Stato) a soggetti privati (III settore) che verrebbe sovvenzionato con fondi pubblici.

Lo Stato stravolge la natura del III settore se venisse approvata questa riforma difatti è anche consentita la ripartizione degli utili. Di conseguenza il governo apre a soggetti che non sono più interessati a promuovere il sociale o fare volontariato, ma a ottenere utili e dividendi. Si… avete capito bene: ufficializzano oggi quello che già accade in molte ONUS (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale) in cui c’è il dividendo: si lucra di nascosto. Con questa riforma l’illegale diventa legale e di fatto le aziende del III settore avrebbero un unico obbiettivo: il profit per cui non si capisce più la differenza tra II settore, cioè il mercato e il III settore cioè il no profit.

Lo Stato per clientelismo (coop rosse e bianche) in cui si incamera il bacino dei voti, smette di erogare servizi essenziali e li delega ad un ONLUS. Tutto questo è inaccettabile.

Io non accetterò mai che una ONUS si sostituisca a una ASL così come non accetterò mai che una cooperativa rimpiazzi le funzioni del mio comune.

Perché è collegata all’Isee

Adesso capite il perché della mia preoccupazione che si sta trasformando in convincimento e cioè: non vi sembra che il governo voglia snaturare l’indennità di accompagnamento iniziando dall’ISEE, come primo passo, per trasformarla in un voucher spendibile presso cooperative alle quali del sociale non interessa nulla?

E chi pensa che questo non toccherà la sua vita, o che non bisogna toccare gli interessi del III settore sbaglia di molto.

Lo Stato deve riprendere il suo ruolo ed erogare direttamente i servizi essenziali. Il III settore deve solo gestire le cooperative senza scopi di lucro.

Se lo Stato riprendesse ad erogare servizi essenziali

Il cittadino potrebbe scegliere se utilizzare una cooperativa piuttosto che un’altra per un servizio, oppure pagare una persona (di sua fiducia) che lo eroghi direttamente. Invece con questa riforma non ci sarebbe più il diritto di scelta perché si sarebbe incanalati verso un elenco di cooperative già predisposte a monte (e/o imprese sociali) che avrebbero solo interessi profit.

Il mercato si è appropriato dei diritti fondamentali delle persone con disabilità e li ha monetizzati con la riforma del III settore. Lo Stato deve garantire tutti i cittadini e non scaricarne alcuni svendendoli a soggetti privati. Siamo cittadini Italiani, non merce di scambio