Ass. Luca Coscioni: barriere architettoniche, ‘Anche il comune di Fermo tra i fuorilegge’. La denuncia

Sei comuni capoluogo di provincia delle Marche (Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Pesaro, Urbino) ammettono la propria latitanza e inadempienza in tema di adozione dei Piani Eliminazione delle Barriere Architettoniche, i PEBA, obbligatori per legge da ben 25 anni! Ecco sotto le risposte dei singoli comuni. 

 

 

 

 

 

 

 

Al fine di attuare i dettami costituzionali per il rispetto dei diritti delle persone diversamente abili, lo Stato italiano nel corso di questi ultimi decenni ha emanato una serie di norme legislative atte a tutelare i diritti dei disabili. Per molte persone in condizioni di disabilità motoria ciò che ne limita i loro diritti è rappresentato prevalentemente dagli ostacoli di natura architettonica, le cosiddette barriere architettoniche che ne pregiudicano la loro mobilità e quindi la loro libertà di movimento in modo autonomo. Tra le varie leggi che lo stato italiano ha emanato in questi decenni a tutela dei disabili, è da segnalare la legge n° 41 del 1986, art. 32 comma 21, che obbliga tutte le pubbliche amministrazioni ad adottare il PEBA (piano di eliminazione delle barriere architettoniche). E’ da sottolineare inoltre come anche la stessa Regione Marche nella sua autonomia politico-amministrativa ha recepito questi precetti con la legge regionale n° 52 del 1990, la quale all’art. 5 così recita:

1. La giunta regionale provvede a disporre la revoca dei contributi e delle agevolazioni a carico del bilancio regionale ogni qualvolta sia accertata, successivamente all’entrata in vigore della legge 28 febbraio 1986, n. 41, la realizzazione di edifici ed opere in contrasto con le norme sull’abbattimento delle barriere architettoniche. 2. La giunta regionale provvede a richiedere alle amministrazioni comunali e provinciali copia dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche degli edifici e delle opere in loro possesso, già esistenti alla data di entrata in vigore della legge 28 febbraio 1986, n. 41. 3. La giunta regionale provvede, ai sensi del comma 22 dell’articolo 32 della citata legge 41/1986, alla nomina dei commissari per l’adozione dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche. 4. La giunta regionale presenta al consiglio per l’approvazione il piano di abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici regionali ad uso pubblico.

Il PEBA è uno strumento di pianificazione e programmazione urbanistica atto ad analizzare e individuare il grado di accessibilità presente a livello edilizio ed urbano con il rilievo delle barriere presenti e l’individuazione delle possibili soluzioni con stima di massima dei costi, configurando in tal modo la fase preliminare della progettazione dei lavori pubblici. Per verificare se i sei comuni capoluogo di provincia delle Marche (Urbino, Pesaro, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno e Ancona) hanno adottato il PEBA, il 23 settembre 2012 è stata inviata a questi sei comuni una lettera per richiedere l’accesso agli atti (così come previsto dalla legge 241/90) per sapere se era stato adottato il PEBA ed eventualmente visionarlo.

Ebbene tutti i sei comuni capoluogo di provincia, alcuni con molto ritardo violando le prescrizioni della legge 241/1990 sulla trasparenza amministrativa e solo dopo diversi solleciti inviati tramite l’ufficio del difensore civico regionale, hanno risposto dichiarato la loro totale inadempienza in tema di adozione dei PEBA. Noi pretendiamo che i comuni della Regione Marche adottino i PEBA in base alle due seguenti motivazioni: La prima motivazione è di ordine generale e di rispetto della legge, poiché in uno stato moderno e civile, deve esserci uno stato di diritto, dove lo Stato in primis inteso in senso lato comprendendo anche gli enti locali, deve rispettare la legge e le regole che egli stesso ha emanato, noi riteniamo che il rispetto di questa regola sia fondamentale per uno Stato democratico. Se non c’è, uno stato di diritto non ci sono diritti ma sopraffazioni, favori e privilegi. La seconda motivazione riguarda specificatamente la difesa e il rispetto dei diritti delle persone diversamente abili, come prescritto innanzitutto dalla nostra Carta Costituzionale. Art. 2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,economica e sociale”; Art. 3 “Tutti i cittadini hanno pari dignita’ sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Noi crediamo che in un paese civile, come l’Italia si ritiene di essere, i diritti dei disabili oltre che essere difesi e sanciti dalle norme legislative devono essere tradotti in pratica e materialmente applicati attraverso politiche che attuino i dettami previsti dalla legge. Il rispetto di queste norme per la difesa dei diritti dei disabili, deve essere un obbligo morale per tutti, tanto più uno stato si occupa dei diritti dei più “deboli” tanto più sarà un paese civile, democratico e rispettoso dei diritti di tutti. La mancata applicazione dei diritti dei disabili lede la loro dignità, offende la loro persona e li fa sentire realmente diversi, emarginati e cittadini di serie B, questo è inaccettabile!

L’associazione Luca Coscioni, denuncia questa situazione di illegalità che viene dichiarata dagli stessi comuni e valuterà le ulteriori azioni da intraprendere in merito.

Ecco sotto le risposte dei singoli comuni.

da Associazione Luca Coscioni